Questo nuovo episodio di In viaggio con, che vede protagonisti i Cosmetic, ci riporta in una dimensione che stiamo a poco a poco ricominciando a respirare, quella dei Festival e dei viaggi on the road. Ed è così che ci troviamo nuovamente a preoccuparci di non lasciare le luci accese in casa perché finalmente potremo starcene altrove per un po’. “Non lasciare la luce accesa, tanto sai che io non torno” è anche l’episodio scatenante del ritornello di La luce accesa, il nuovo brano dei Cosmetic, che ci racconta di un’esperienza molto vicina al “punto di non ritorno” di un rapporto. Cerchi il conforto della notte che tutto concede e tutto perdona, per poi lasciare uno spiraglio sul giorno che ritorna e lenisce le ferite al meglio.
“Avevamo da tempo il desiderio di arrangiare un brano in maniera soft e avvolgente, senza l’uso di strumenti rock” afferma la band. “Questo ci sembrava il brano giusto, dove il grido quasi disperato del testo viene bilanciato da una musica confortante, “una musica che cura”. Per la prima volta nella nostra storia compaiono elementi di elettronica, beat e samples, che aggiungono sapori per noi nuovi: affidando questa parte a Luca Sarti (Adessso, Twin Room, Fitness Pump) sapevamo saremmo stati in mani che ci conoscono bene. Tutti i synth invece sono stati suonati da Bart e Straccia.”
Questa nuova doppia anima dei Cosmetic ci arriva forte e chiara anche attraverso i brani scelti per accompagnarci in questo viaggio e va a toccare le corde giuste per emozionarci.
Lugano, 2013, live dei Cosmetic
Hanno detto che il soundcheck è alle 12,15. Ok, a noi piace fare le cose per bene. Sì ma in Svizzera, a Lugano. Ok partiremo per tempo. Diciamo alle 7. Ti sei mai svegliato così presto per andare a suonare? Al mattino presto la mente è così fertile che dentro può succedere di tutto, persino trovare spazi enormi dove coltivare i tuoi interessi e provare e riprovare mentalmente un brano o un’armonia in divenire. “Says” di Nils Frahm rappresenta quello spazio di libertà.
Al festival dove suoniamo c’è una specie di coro di bambini che ha fatto il soundcheck prima di noi. Carl continua a ripetere a voce alta “Mi abbassi la maestra in spia?” e a noi prende una sgrigna incontrollabile per tutto il tempo. Il palco è enorme. È un’esaltazione simile all’incipit di “Big City Boys” dei Broncho.
Facciamo un giro per la cittadina quando Alice impazzisce per un negozio di svapo, cambia degli euro in franchi e a occhio e croce la fregano sia nel cambio sia nel resto che le danno. Oltretutto la mania per lo svapo non durerà che poche ore. Facciamo un aperitivo in piedi in un bar pieno zeppo di gente e poi andiamo in albergo.
L’albergo sembra quello della Grande Bellezza. È molto bello e signorile ma è vuoto, ci siamo solo noi e un’ altra band che non parla italiano. Straccia si aggira in accappatoio e ciabattine di spugna per la hall. Facciamo delle foto a bordo piscina ma è già ora di tornare al festival. Anzi ci dicono che dobbiamo sbirgarci.
Dopo il festival vorremmo andare a fare festa da qualche parte ma ci informano che praticamente tutti i posti sono chiusi dopo l’1 e noi chiaramente siamo riusciti a venire via dal concerto per ultimi, dopo che i tecnici hanno spento anche le luci d’emergenza. “Strano, abbiamo fatto chiusura” dice Barba, che è preoccupato per la guidata che lo aspetta anche al ritorno. “Però ci siamo guadagnati il rispetto della popolazione” dice Patrick il nostro manager. E anche la Svizzera è Conquistata.
Foto credit @ Antonio Ragni