Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
Katres, Due correnti
Segue la stessa forma che hanno le onde l’ultimo singolo di Katres, cantautrice nata sul mare e che nel mare continua a ripercorrere la metafora della sua esistenza. “Due correnti” riproduce in ogni istante il rifrangersi delle correnti del mar Ionio e del Mediterraneo che nell’Isola delle Correnti si incontrano, si scontrano e si abbracciano, in un andirivieni infinito ma nuovo ogni volta. Katres, dunque, non può che vestire tutte le tonalità del blu, dell’azzurro, passando dal cobalto fino ad arrivare al bianco, che, come la spuma delle creste marine, si dissolve per ridiventare mare.
Flemma, Ossigeno
Si tinge di tutte le sfumature del tramonto il cantautore partenopeo Flemma, che con il suo nuovo singolo “Ossigeno” ci ricorda che l’unico modo che abbiamo quando pensiamo di essere sopraffatti dal mondo che ci circonda è fermarsi e concentrarsi solo sul proprio respiro, sull’unica fonte di vita che abbiamo, la nostra forza, l’ossigeno appunto. E proprio questo elemento può assumere molteplici forme e colori, come ci ricorda lo stesso artista, ma io decido di dargli proprio quello dell’arancione del crepuscolo, perché almeno secondo me, è proprio in quel colore dai toni così accesi che si nasconde tutta l’energia di cui abbiamo bisogno ogni giorno per ricordarci come si fa a restare vivi.
Tropea, OWO
OWO è la nostra adolescenza eterna su un supporto permanente, così i Tropea descrivono il loro nuovo singolo, e hanno proprio ragione. Se prestate attenzione anche soltanto al titolo, infatti, “OWO” non può non ricordarci l’emoticon della nostra gioventù, quella che scrivevamo quando volevamo rappresentare uno sguardo attonito, ma allo stesso tempo anche cute. Non solo il titolo ma anche le vibes e le atmosfere oniriche ci riconducono in quegli spazi che sono atemporali e che vivono sospesi tra sogno e ricordo, e come tali si mescolano nel nostro immaginario in cui una canzone dei Tropea non può che fare da sottofondo.
Gì, Inchiostro
Un intro di calcuttiana memoria che poi si disperde nella galassia sospesa di Gì, cantautore che all’amore per la musica aggiunge anche quello per gli oggetti luminosi che si incastonano nel cielo notturno. Una cometa, una meteora, la luna o un pianeta sono la stella polare che indica la strada in un mercato musicale in cui diventa difficile riuscirsi ad orientare, eppure Gì con colori acidi e sintetizzatori riesce a trovare la sua via.
BowLand, What if
Intrigante come un caso da risolvere a Twin Peaks, onirica ai limiti della distorsione come un film di David Lynch questa la nuova canzone dei BowLand, dal retrogusto elettronico e rock allo stesso tempo. “What if we don’t survive?”: cosa succederà se non ce la faremo? Ce lo siamo chiesti in tanti, ed eccoci qui nel 2021 con le nostre cicatrici del passato a raccontare quell’evento che entrerà a far parte dei libri di storia, che sarà la storia che racconteremo ai nostri nipoti o la canzone che potremo ascoltare per sempre come quella dei BowLand.
Giunta, DUE
Dal dualismo cromatico, Giunta stavolta decide di abbracciare nel suo spettro luminoso e musicale una scala di colori più vasta, come quella che servirebbe a descrivere a pieno il suo ultimo EP, seppur mantenendo il sentimento di ambivalenza. Non a caso il titolo non poteva che essere “DUE”: due come il bianco e il nero, due come i corpi che si incontrano per annullare le diversità.
INUDE, Ok, it’s Monday
Psichedelici ma rock, colorati ma malinconici, questi sono gli INUDE che con “Ok, it’s Monday” ci ricordano che è possibile trovare della bellezza anche nei periodi più bui della nostra vita, un po’ come accade quando dopo una serie di eterne domeniche arriva il lunedì, quello che i più chiamano il “blue Monday”: ma se non ci fosse la tristezza dei lunedì come faremmo ad apprezzare la bellezza e la spensieratezza delle domeniche?
Joe Elle, Più Forte
Quante volte siamo stati costretti ad indossare maschere di cera, di cartone, e, perché no, anche di bellezza? Sono tutte protezioni che ci fanno essere irrangiungibili agli altri, intoccabili quasi, come la storia di introspezione che ci racconta Joe Elle nel suo ultimo singolo: una seduta psicanalitica diventata musica tra world music ed elettronica. “Più forte” è lo stato di trance prima della rinascita, è lo stato catartico prima del nirvana.