Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.

Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.

Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie pop. Ospiti del quinto episodio di INDIE FAIR sono Dj Aladyn, Meus, Ylne, Frank Martino, Andrea Lazlo De Simone, Iosonorama e Dariush.

Dj Aladyn ft. Meus – Paradise Lost

Angeli e demoni si alternano in “Paradise Lost”. No, non è John Milton, ma il suono delle tenebre di Dj Aladyn e la voce angelica di Meus. Se una è vestita di candide piume che le spuntano dalla schiena come fossero rami, la sua controparte non può che vedere sporgere due protuberanze simili a corna dall’alto delle sue tempie. In un gioco di luci e ombre, Dj Aladyn ricrea l’atmosfera spettrale simile a una discesa agli inferi: distorsori, rumori alti e poi bassi creano l’ambiente perfetto di perdizione in cui sarebbe difficile orientarsi se non ci fosse ad esimerci e a salvarci da questa condizione di Ade in terra la voce invece calma e dolce di Meus.

Ylne, Frank Martino, Luca Scaggiante – Welcome Home (Sanitarium)

Un involucro simile ad una placenta avvolge il corpo nudo, permettendogli così di fluttuare libero tra gli alti e bassi di “Welcome Home (Sanitarium)”. L’ultimo singolo di Ylne è il boost immediato per nuotare nell’etere dell’elettronica. Suoni dolci e sussurrati intessono la tela di tuta spaziale: indossandola siamo pronti ad intraprendere questo viaggio tra il reale e l’onirico. Che non sia questo il modo per dischiuderci nuovi universi interiori rimasti ignoti fino a questo momento?

Andrea Laszlo De Simone – Vivo

Anni Sessanta una ragazza indossa una gonna lunga, ampia, arriva fino alle ginocchia, volteggia al ritmo di walzer in “Vivo”. La gonna fa la ruota e così pure chi la indossa, in questo girare intorno, si sente finalmente il centro del proprio mondo, il punto di gravità permanente della propria vita. Il mondo cambia in fretta, e così, senza dare nessuna spiegazione, quella che era giovinezza si trasforma in maturità: anche i suoi vestiti sono cambiati, in viso dei solchi più profondi, ma nonostante la vita è breve e pure stretta, la mente è una gran sarta che cuce velocemente l’abito nuovo, che l’ormai donna indosserà in gran fretta, conservando però dentro di sé lo stesso animo vivo di sempre.

Iosonorama – Hemingway

Come se fosse ambientato in un salotto letterario, Iosonorama veste i panni di una giovane artista della Belle Époque: capelli ondulati, tirati sulla fronte, collane di perle che le scendono pesanti fino al ventre, abito dalla linea dritta che arriva fin sopra alle ginocchia. Se è predominante il gusto per il retrò dell’autrice, così come per i tempi in cui era possibile incontrare per le strade di Parigi Hemingway, è anche vero che Iosonorama ripesca dal presente tutte quelle sonorità e quei dettagli tipicamente pop. E allora chi ci vieta di adornare il capo non più con penne o delicati diamanti, bensì con dei divertenti e coloratissimi orsetti gommosi, simbolo della cultura pop contemporanea. Iosonorama compie dunque questo strepitoso compito di unire nel suo singolo il fascino degli anni Venti alla sfrontatezza del futuro.

Dariush – LOOK!

Yves Klein non usava pennelli, ma direttamente parti del corpo, donne nude che cosparse di colore andavano ad imprimere la loro sagoma su pannelli di tela. Lo stesso procedimento è quello eseguito da Dariush: l’unico outfit è una tavolozza di colori in cui intingere il proprio corpo, e andare così a tracciare, brano dopo brano, il contorno dei propri pensieri, delle proprie paure ma anche delle proprie vittorie e dei sogni rimasti nel cassetto. LOOK! è un quadro dipinto dai ricordi di un cuore che sta andando in frantumi, ma è proprio attraverso l’arte che è possibile invece ricucire i cocci di un animo così fragile, perché poetico.

 

Immagine di Cover – Andrea Laszlo De Simone @ Ph. Miseria Nera