Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
Stefanelli – Rondò
Rondò è una donna vestita da dama, balze e pizzo catarifrangenti. Nel suo volteggiare, infatti, l’abito riflette di mille colori, somigliando all’arcobaleno sonoro del singolo del cantautore partenopeo Stefanelli. Rondò è anche un uomo vestito da Arlecchino che nasconde la sua timidezza dietro il carisma della maschera, o meglio, al velo che gli cinge il volto. Come accade nel quadro magrittiano, Les Amantes, le due figure provenienti da due epoche diverse si incontrano e si fondono tra loro attraverso il drappeggio di un lenzuolo bianco, che nascondendosi l’un l’altro l’identità, rendono possibile la comunicazione tra loro solo attraverso la vitalità di un bacio.
La Niña – Fortuna
Donna nella parte superiore con le pinne al posto delle gambe, questo è il costume che si è cucito addosso La Niña, che imbraccia la sua chitarra, seduta su uno scoglio del golfo partenopeo e come sfondo la vetta imponente ma accogliente del Vesuvio. La cantante napoletana non sceglie a caso i suoi abiti di Sirena, perché questo ibrido tra l’umano e il bestiale coincide ai panni che indossa quotidianamente la città di Napoli, Partenope appunto, ovvero la sirena di origini mitologiche, trasportata dal mare sulle sponde dell’attuale Castel dell’Ovo. Questa fanciulla marina diventa l’emblema della dualità e delle opposizioni che si fondono nei panni di una giovane sirena pronta ad incantare col suo canto i navigatori che le passano a fianco.
Elasi – Esplodigodi
Scintillante come la disco music, luminescente come la brillantina che ricopre Esplodigodi. Cascate di lubrificante per sciogliere i nodi più duri, così canta con sferzante impavidità la giovane Elasi mentre si lascia vestire da una fiume di olio glitterato, che quasi come una seconda pelle le permette di insinuarsi, senza attriti, nei meandri delle nostre menti ancora assopite. Con questo outifit a metà tra un alieno che riemerge dall’ibernazione e un feto che vede per la prima volta la luce, Elasi porta sicuramente in vita la nostra voglia di ballare, ancora.
Clio and Maurice – Faithfully
La voce di Clio danza nuda sul violino di Maurice, che come un pittore ha lasciato sul suolo un tappeto sonoro di vernice. Il muoversi lento e sinuoso su di esso, non può che produrre, ad ogni passo, un’orma sempre nuova ma caduca: ogni spostamento corporeo cancella l’impronta precedente, producendo labirintiche strade in cui far perdere l’ascoltatore. Se il violino ci apre a visioni introspettive, a salvarci dalla confusione del nostro ignoto, c’è la dolce voce femminile, vestita di piume ad indicarci la direzione della salvezza dall’overthinking.
NTNTN – Colors (foto di cover)
Aprite le porte dell’universo, stanno arrivando gli NTNTN. Artisti in cardigan o felpa fancy, usciti dagli anni Ottanta, ma con il volto coperto. L’identità è celata da elementi naturali: pietre, foglie, fiori creano un luogo faunistico adatto al proliferarsi della creatività. Il beat riproduce i suoni della Terra che si interconnettono con le onde stellari, permettendo a NTNTN di trasformarsi, alla luce della Luna, in lupi mannari affamati di elettronica. Una metamorfosi zoomorfa più che un vero e proprio cambio d’abito per il nostro misterioso artista: Nice Try!