Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
Lüzai, Terra
Si chiama Lüzai (foto di cover), è adornata di piume dai colori più sgargianti pur mantenendosi sull’equilibrio scegliendo dei vestiti invece dai colori neutri, quasi tellurici appunto. È proprio questa componente più basic e naturale che insieme a quella più sperimentale e alternativa a creare la componente esplosiva del suo singolo d’esordio “Terra”. Un brano che evoca l’aerosità del new soul pur mantenendosi con le radici ben ancorate al suolo.
Claudym, Bugia
Capelli giallo acido, jeans larghi e strappati, felpone oversize e attitude da vera underground, Claudyum si presenta così alla scena per il suo nuovo singolo dal titolo “Bugia”. Una canzone scritta raggruppando tutti i consigli delle amiche e quelli che invece sono venuti fuori dalle relazioni passate per scrivere una sorta di manuale anti “Bugia”, appunto, e che permetta a chi ascolta di smascherare il prima possibile chi si ha difronte.
Argo, Un giorno
Argo è una foto sbiadita di frasi scritte sulle note del telefono. Stile urban senza però essere troppo underground, Argo ci porta nella sua dimensione cantautorale nel suo nuovo album “Un giorno”: un EP dalle sfumature autunnali e calde che ben simboleggiano il mood un po’ malinconico dei cinque brani che compongono il disco. In “Un giorno” è come se ci fosse ancora qualcosa di non finito, magari un preludio a qualcosa che verrà, forse molto presto.
Nube, Occhi Cinepresa
Stile androgino quello di Nube, il giovane artista che dopo il suo ultimo singolo “Specchi” ci fa finalmente ascoltare il suo EP “Occhi cinepresa”. Un album che somiglia, per restare in tema, ad un lungometraggio vivido e dettagliato dell’approccio che Nube ha con il mondo che lo circonda. Restano impressi su questa pellicola immaginaria i colori forti e a contrasto che somigliano a quelli di Wes Anderson, regista a cui Nube risulta sin dall’inizio legato.
Lazzaro, Fears
Lazzaro viene alla luce tra elettronica e sintetizzatori, si alza e cammina tra le nuove uscite discografiche con una sapienza artistica di chi sa affrontare le proprie paure senza particolari rimorsi o risentimenti. “Fears” è un cocktail dal retrogusto anni Novanta, luci al neon e figure che appaiono fleshate dai contorni quasi alieni.
Anna Carol, Inutili
Rossa come il sangue che ti scorre nelle vene, come la passione, come l’amore. Anche stavolta non passa inosservato lo stile di Anna Carol che con la sua wave vagamente urban accarezza con sapienza l’essere alternativi ma con gusto. “Inutili” è il suo nuovo singolo e di alternativo, seppure parla d’amore, ha proprio il sapere essere cinico e beffardo quando tutte le altre canzoni d’amore sanno cantare solo il bello e il brutto delle relazioni.
Anna Soares, Dionysus
Per consacrare il proprio amore per la musica stavolta Anna Soares sceglie Dioniso, il dio della libidine, dell’abbandono dei sensi. L’artista infatti è solita dedicare proprio a questa sfaccettatura dell’eros tutta la sua ricerca sperimentale musicale. Anna Soares, dunque, va in scena vestita (indubbiamente) con cinghie di pelle e pantaloni in vinile lucido: anche la scelta dei materiali non è lasciata per niente al caso!
Colombo, Wild Nights
Ricorda la nebbia e il sospeso fra i boschi di Twin Picks il nuovo singolo di Colombo dal titolo “Wild Nights”. Eh sì, in queste notti selvagge descritte dal cantautore si collocano non solo la sperimentazione musicale e artistica, ma anche la ricerca letteraria e intertestuale che fa sì che in “Wild Nights” risuonino, in chiave più contemporanea, la Sinfonia n. 9 di Dvořák e due poesie di Emily Dickinson, Wild Nights – Wild Nights! e To love thee year by year. Insomma, in questa notte selvaggia, tra attesa e sospensione, Colombo ci regala un ottimo brano per accompagnare la fine di ottobre.