Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie pop. Ospiti del quinto episodio di INDIE FAIR sono Maru, Lazy Frenky, HÅN ft. Giungla, The Tangram, Tonyno e Rojabloreck.
Maru – TOI
All’artista Maru, mi sento di attribuirle un abito bianco. Perché il bianco non è soltanto il colore della purezza, ma anche quello spettro dell’iride che riflette tutti i colori. Come un velo su cui vengono proiettate immagini in musica, Maru si erge a paladina della contaminazione di generi, come l’elettronica, il lo-fi, il k-pop. Eppure, nonostante l’artista non ha paura di essere qualcun altro o provare ad essere qualcos’altro, continua a mantenere la sua peculiarità proprio nell’eclettismo e nelle unioni tra le differenze.
Lazy Frenky – Stunning
Voglia di indossare il costume anche per il cenone di Natale? È normale se state ascoltando i Lazy Frenky. La voce calda e avvolgente di Andrea è quella che ci ispira verso una scelta cromatica tenue, come le colorazioni pastello di alcuni capi vintage provenienti direttamente dagli anni Ottanta. Non mancano però tocchi di colore più forte e luminescente che donano al brano quell’effetto “stunning”, per usare le loro parole, questo grazie alla seconda voce, quella di Francesca, che aggiunge all’atmosfera sfumata dei raggi di luce.
HÅN, Giungla – CTR
HÅN e Giugla stavolta scelgono di mirare al digitale, tanto da diventare dei personaggi Crash Team Racing: ve lo ricordate? Se Giugla si trasveste dal volpino rosso con gli addominali che da il nome anche al famoso videogioco, HÅN non può che essere la sua controparte femminile. Entrambi alla guida del loro go kart sulle piste musicali vanno a mille, e sfrecciando tra un ritmo elettropop e l’altro, ci ricordano che a volte basta un gioco tempio di quando eravamo piccini per sentirsi tutti più uniti in un momento di lontananza forzata.
The Tangram – Magical
Verranno mica dallo spazio i Tangram? Occhiali multiforme, dai colori fluorescenti, abiti brillantinati sono gli outfit perfetti per chi vuole sfoggiare una musica altrettanto stilosa che strizza l’occhio alle tenute luminescenti della disco. Ma non finisce qui, a dimostrazione che il loro ultimo singolo, così come anche gli artisti a questo punto, siano figli di un meteorite caduto dal cielo, ecco che in “Magical” li ritroviamo ancora avvolti e raccolti in un involucro fetale, proprio come dei veri figli delle stelle.
Tonyno – L’odore delle rose
Una scena all’American beauty: una ragazza nuota in una vasca stracolma di petali di rose, inebriata dalle piccole bellezze della vita, di carattere insospettabile come può essere una busta di plastica che danza mossa dalla brezza. Il vestito floreale non può che essere metafora più adatta e indicativa della forza prorompente dell’esistenza, che si fa spazio ad ogni costo tra i momenti bui che spesso ci rendono invisibile agli occhi l’essenziale che ci permette di restare vivi.
Rojabloreck – Decisioni meteo
Smoking, capello tirato, papillon perfettamente in linea con il colore dell’abito. Questo l’abito che vorrebbero indossare i Rojabloreck per cercare di rientrare in quel limite di seriosità in cui non riuscirebbero ad entrare nemmeno se quella suite gliela cucissero addosso. Il riflesso dello specchio fa infatti trasparire che il vero animo del gruppo si nutre di stravaganza e bizzaria: diamo allora il via a cappelli dalle forme strane che ricordano delle antenne alieni e abiti multicolor di vocazione postmodernista, e quindi come tali non possono che essere rappresentazione di eclettismo non solo estetico, ma anche musicale.