Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
Palmaria, Verità
Cartina alla mano, spirito di intraprendenza e uno carico di curiosità. Questo il nuovo brano energico e danzereccio del duo Palmaria, “Verità”, come quella che si cerca al di là delle cose, al di là di tutto. Un singolo di ricerca e sperimentazione pur restando fedeli alle proprie origini, al proprio stile, sempre stravagante e peculiare.
Paul Giorgi, Adriatico
Barche a vela dai tratti naif che non nascondono, ma anzi adornano ancora di più un singolo che non ha paura di cantare con tutta la malinconia possibile l’estate che finisce e l’arrivo della stagione buia. Quella di Paul Giorgi è una ballad senza pretese e senza peli sulla lingua, sincera e onesta come un desiderio di un bambino. “Adriatico” è il singolo in cui, noi nostalgici degli ombrelloni, non possiamo non rivederci.
Clemente Guidi, Sfumature
Cinque brani, cinque pennellate, ognuna di una sfumatura diversa, tutte di uno stesso colore, quello che meglio descrive la vita non solo musicale ma anche poetica e personale dell’artista. “Sfumature” è inoltre anche il contenitore delle immagini di un passato mai troppo lontano, perché vivido nelle parole di Guidi. A impreziosire il tutto ci pensa l’artwork della copertina, nato dopo un periodo trascorso in Danimarca, luogo questo che ritroviamo un po come filo conduttore di tutto l’EP.
Adriano, Panico Mentale
Colori caldi, saturati, pieni, come quelli che percepiscono al tramonto quando il sole si nasconde dietro gli alberi e ne fa risaltare i contorni. Questa non è solo una suggestione, ma anche la bellissima copertina opera di Adriano, artista e creativo in tutti i sensi, che in questa settimana di uscite ci ha regalato il suo nuovo EP, “Panico Menatale”. Un disco dal sapore vintage ma dalle sensazioni perfettamente coerenti ai tempi moderni.
Il mago del Gelato, Stracciatella
Riminscenze afrobeat con un tocco di jazz, passando per il funky e per lo stile quasi anni Settanta, Il mago del gelato ci regala un nuovo gusto, che, come indica il nome stesso del singolo, è dedicato a qualcosa di intramontabile e di ancestrale, ovvero la “Stracciatella”. Così come atavica è la ricerca musicale della band milanese che fonde cultura mediterranea e influenze dalla world music.
Ibisco, Albanera
Con Ibisco anche l’alba diventa nera, tutti i colori tenui e pieni di vita del giorno non riescono a scrollarsi di dosso le luci scure della notte che ancora non volge al termine. E allora persino il colore più profondo di tutti riesce a emanare calore e ad abbagliare chi lo guarda attraverso: un messaggio intimista e introspettivo che Ibisco veicola la sua musica sperimentale e senza tempo.
Santamarea, Acqua Bagnami
Colonna sonora dello show di Etro SS24 alla Milano Fashion Week, il nuovo singolo dei Santamarea non poteva che catturare la nostra attenzione, e non solo per il rifermento alla moda, sia chiaro. “Acqua Bagnami” è la laica preghiera di una band che ha saputo interpretare in maniera del tutto personale la musica della loro terra (la Sicilia), i ritmi tribali ma anche il post rock e l’indie. Quattro anime che hanno capito come vibrare insieme senza perdere la propria integrità.
Marta Tenaglia, Redemption/Incendio
Scintilla interiore, che arde e si fa incendio, il fuoco che brucia purificando tutte le cose fino a raggiungere la redenzione. Questa è la nuova canzone di Marta Tenaglia che la vediamo vestita di bianco, simbolo di purezza, per l’appunto, in uno stadio, dunque, che è già quello finale, quello a cui si arriva riemergendo dalle proprie ceneri, per tutte quelle volte che ad accendere la miccia sono stati gli altri anziché noi.