Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
Venerus, Il Segreto
Che Venerus avesse uno stile eclettico e fancy lo avevamo già capito fino a questo momento, eppure con “Il Segreto” l’anima più stravagante e quella invece più “naturale” dell’artista milanese riescono a raggiungere un equilibrio perfetto. Non ci sono maschere, non ci sono troppi trucchi (e neanche troppo make up), tutto riesce a mantenersi sul filo dell’onirico e del semi metafisico non mettendo però mai da parte il contatto con il reale. I suoni ambientali, extra musicali abbracciano con eleganza i suoni r’nb, psichedelici ma anche grunge che altro non sono che parte integrante del mondo di Venerus.
Amalia, Alice
Un Alice dal retrogusto gotico, oscuro, restando però non lontana dall’immaginario rosa e confettato dell’Alice, quella che vive nel Paese delle Meraviglie. Stiamo parlando del nuovo singolo di Amalia, che, come la protagonista del suo singolo, vive con la testa per aria e con la (giusta) convinzione di far in modo che il resto del mondo rispetti il nostro tempo interiore. Un canto di ribellione e di autodeterminazione a colpi di batteria elettronica.
Trust The Mask, Idiom
Due calchi in gesso distesi dormienti su un simposio alieno e futuristico. Due volti ma anche due maschere, quelle che da sempre ormai contraddistinguono l’immagine e l’immaginario del duo elettronico Trust the Mask. In “Idiom” la sperimentazione e il caos creativo diventano gli elementi portanti del loro nuovo lavoro, dal respiro internazionale e con la giusta attenzione al bilanciamento tra analogico e digitale.
Apice ft. Rareș, Rumore Bianco
Dello stesso colore dell’argilla, quella ancora polverosa che aspetta la pioggia per riempirsi d’acqua, per potersi poi modellare, morbida e lucida nelle mani di chi sa cosa sta per realizzare. Così, bianca è la copertina del nuovo singolo di Apice, accompagnato dalla voce di Rares, come bianco è pure il rumore del brano: poetico e accogliente, capace di far entrare nelle proprie zone d’ombra solo gli ultimi sensibili rimasti sulla Terra.
Tropea, La versione migliore
Hanno semplificato un pochino gli outfit, smorzando un pochino la stravaganza del passato: cambio d’abito sì, ma non un cambio di stile per i Tropea (foto di copertina Martina Garbin) che ci fanno ascoltare “La versione migliore” di loro. Una canzone carica di energia e grinta insieme a quel mix di fatto d’amore e contaminazioni musicali che da sempre contraddistinguono la band.
Federico Madeddu Giuntoli, The Text and The Form
Forma e sostanza, significante e significato, “The Text and The Form” via FLAU è la combinazione binaria di Federico Madeddu Giuntoli, artista di Pisa di stanza a Tokyo. Ed è proprio da quest’ultimo luogo che provengono le influenze delicate, le voci sussurrate al limite dell’onirico che evocano le contaminazioni musicali di origine nipponica. Undici brevi canzoni da leggere come un foglio di carta bastano ad evocare pensieri invece più profondi e romantici.