Lontana dall’intento di scrivere un masterpiece della letteratura italiana, ho voluto comunque riprendere dal buon vecchio Thackeray (e non da Marchetti, attenzione) la serialità delle narrazioni che si susseguono in Vanity Fair e su quella falsa riga costruire un altro tipo di storie.
Anzi, più che storie, le mie vogliono essere delle immagini che cercano di legare alla musica di un brano le sue possibili evocazioni di ambito stilistico, tale che, in questa fiera della vanità, a sfilare siano gli artisti vestiti delle loro note, dei colori invisibili che solo con un orecchio attento si possono percepire.
Sulla passerella della vanità, lasciamo che a succedersi sul catwalk (di artisti e musicisti), sia invece la nudità dell’indie.
Post Nebbia, Piramide
Un brano affilato e impietoso che critica l’ambizione umana, ricordandoci che più si punta al potere senza scrupoli, più la caduta sarà inevitabile. Carlo Corbellini e i Post Nebbia (foto di copertina) uniscono krautrock e suggestioni prog rock, con un sound oscuro, deciso e graffiante, costruito in sala prove con spirito DIY. Questa traccia riesce a portare con sé un’ironia pungente, tratteggiando una generazione consapevole ma stordita, che osserva il mondo sgretolarsi. L’uso di suoni angolari e serrati, unito a immagini forti nel video, aggiunge una ruvidezza alla narrazione, che riflette la ricerca di autenticità in una realtà decadente.
Taistoi, Sincero
Il brano si apre con delicatezza, mentre le influenze trip hop e dream pop si intrecciano a ritmi jazzati e sonorità elettroniche, creando un’atmosfera eterea e un po’ oscura. Il testo, quasi una confessione sussurrata, è un mix di passione e inquietudine, accompagnando chi ascolta in una riflessione sulla complessità dell’amore, che può essere sia elevazione che tormento.
Vanarin, Lost
Un viaggio psichedelico e ipnotico nel mare di informazioni e distrazioni quotidiane, un’esperienza di introspezione che si riflette in un sound space-pop etereo e stratificato. Le voci riverberate e i synth visionari creano una sensazione di torpore fluttuante, con echi trip-hop che danno energia al ritmo, capace di trasportare l’ascoltatore in una dimensione al limite tra realtà e sogno.
COSTA, Acqua con le dita
“Acqua con le dita” di Costa è un singolo malinconico e poetico che dipinge il senso di attesa e riflessione post-estate, con un tocco di dolcezza. La produzione, curata insieme a Santa Barbara, crea un equilibrio perfetto tra la delicatezza del testo e un ritmo fresco, che rende leggero anche tematiche più complesse. Il video del singolo ci suggerisce la predominanza dei colori pastello come quelli di un tardo pomeriggio estivo che svanisce al tramonto, in cui l’attesa diventa compagna e il mare si trasforma in confidente.
Cooper and the Night Owls, Hangover
Grande ritorno dei Cooper and the Night Owls che, nel loro nuovo brano, riescono a fondere krautrock e psichedelia in maniera ipnotica e intensa: i ritmi serrati e le linee di chitarra pulsanti evocano l’eccitazione e la confusione di una lunga notte. Il groove spinge l’ascoltatore in uno stato sospeso, dove la percezione si sfalda, e si apre uno spazio per il dialogo interiore: domande sulla realtà, sulla fuga e sul senso di sé.