Già autore della colonna sonora della trilogia cinematografica “Smetto Quando Voglio” per la quale è stato candidato al David di Donatello, nominato alla Targa Tenco con l’album di debutto “I Piedi Sul Cruscotto”, SCARDA, giovane cantautore napoletano di nascita, calabrese di adozione e di base ora a Roma, torna con il nuovo album “Tormentone” ricco di melodie che entrano dritte in testa, testi immediati e versi tutti da cantare.
Questo nuovo lavoro, uscito il 19 ottobre via Bianca Dischi/Artist First, anticipato dai singoli ‘Bianca’, ‘MAI’ e ‘Non Relazione’, con un tour in corso che farà tappa il 3 novembre, MILANO – Circolo Arci Ohibò e il 29 novembre, BOLOGNA – Covo Club, non smentisce le aspettative e come ci racconta in questa intervista lo stesso Scarda, parla d’amore, nel bene e nel male, e soprattutto nel suo pieno stile: presenta rime immediate, tante chitarre (ma più tastiere rispetto al solito), e diversi concetti su cui soffermarsi a riflettere.
Come nasce “Tormentone”? Quanto c’è dentro della tua vita personale?
“Tormentone” nasce da tutto quello che vedo, quello che sento e quello che leggo. E da questa esigenza che a quanto pare ho, di fare canzoni, di raccontare cose, e di provare a farlo poeticamente.
“Guardo sempre indietro anche se vado sempre avanti”, canti in “Bianca”. Nel disco si parla molto del passato, soprattutto in chiave malinconica. Che rapporto hai con i ricordi?
Un rapporto complicato. Più si cresce e più ci si anestetizza, le emozioni sbiadiscono, e quindi guardo al passato come quel posto in cui sono rimaste le mie emozioni forti. Quelle che provavo quando mi arrivava tutto più forte.
Quando in “Palazzina Gialla” canti di avere il “cuore a galla” cosa significa?
“A galla”: che quasi annega. È una metafora che ho usato per descrivere la mancanza di respiro, il magone che provi quando passi e guardi luoghi che fanno parte dei tuoi ricordi.
Come tu stesso hai affermato, il tema principe di “Tormentone” è l’amore. Cosa rappresenta per te questo sentimento?
Qualcosa di involontario, che anche se non lo cerchi poi arriva, o comunque si fa sentire, o comunque ne hai bisogno. È ciò che muove quasi tutto, dal drogarsi al mettere su famiglia.
Vivendo a Roma sarai sicuramente a contatto con la scena musicale itpop che a partire dalla capitale si è espansa poi in tutta Italia. Cosa ne pensi di questo genere e chi sono secondo te gli artisti che verranno ricordati tra 10-15 anni?
Itpop è una parola che ha scatenato orde di gente che “non suona”, che mette 3-4 sintetizzatori in base e canta di ragazzine che fumano, si ubriacano e li fanno stare male. Ma si sente che la maggior parte di questi non sta male davvero. Quindi ho un brutto rapporto con ciò che di “derivativo” c’è stato, solo per moda. Mentre invece i Thegiornalisti, Calcutta, probabilmente anche Gazzelle, per rimanere a Roma, li sentiremo ancora in futuro, perché qualcosa da dire ce l’hanno avuta davvero, fin dall’inizio.
Una “non relazione” potrebbe essere anche quello spazio grigio tra amicizia e amore?
Sì, anche, ma c’è QUASI sempre uno dei due che effettivamente ci tiene, è geloso, ci sta male ecc. Insomma… amicizia il cazzo.
Spesso nelle canzoni vengono nominate le città a cui fanno da sfondo, in “Tormentone” ci sono tanti racconti ma zero città. Quali sono i tuoi luoghi?
Dire le città è molto itpop! Scherzi a parte segnalo che in “Sorriso” dico ben 4 nomi di città, ma capisco che tu non ne abbia tenuto conto perché effettivamente sono evocate, non fanno da sfondo. Comunque, i miei luoghi, molto brevemente, sono Roma (dove vivo), Vibo Valentia (dove sono cresciuto), Napoli (dove sono nato), Bologna (dove mi piace sempre andare) Tropea e costa intorno (che conserva i miei ricordi estivi e non), Campagna toscana (dove vorrei morire).
“Finché non mi sveglio e non posso averle le cose che voglio”, canti proprio in “Sorriso”. Ti capita spesso di sognare ciò che non puoi avere?
No, in realtà le uniche cose che sogno (poche) le potrei benissimo avere.
Qual è la canzone di “Tormentone” a cui sei più legato e perché?
È un segreto.
“Non lo puoi avere quello che non hai, se non fai ciò che non hai fatto mai” (“Ventanni”). Nella vita vale sempre la pena rischiare?
No, certe volte si fa bene a lasciar perdere. Ciò che ti piace fare non è sempre ciò che sai fare. A volte ci si innamora dell’idea di sé.
Quali sono i tuoi dischi del cuore, quelli che riascolti sempre come se fosse la prima volta?
Non al denaro non all’amore né al cielo (De André), Dalla (Dalla), La voce del padrone (Battiato), Sussidiario illustrato della giovinezza (Baustelle), Canzoni per me (Vasco Rossi), Buon compleanno Elvis (Ligabue). Mi fermo agli italiani se no è un casino.