Abbiamo incontrato Gaetano Chirico, o meglio Hesanobody, su una scalinata del quartiere Bicocca a Milano per mangiare una piadina e per farci raccontare qualcosa in più sul suo nuovo singolo dal titolo The Necessary Beauty. Un nuovo capitolo che porta la firma dell’etichetta londinese Street Mission Records, in distribuzione PIAS.

Si tratta del primo estratto dal nuovo e conclusivo capitolo della trilogia di EP iniziata con The Need To Belong e The Night We Stole The Moonshine, in uscita quest’estate. Il progetto solista di Chirico torna con il suo inconfondibile cantautorato electro-pop dal respiro internazionale. The Necessary Beauty è un risveglio dopo una serie di sogni e incubi, un ritorno alla realtà che ritrova il protagonista a fare il punto della sua vita, confrontandosi con domande retoriche, inutili, che rischiano di ingigantirsi intralciando il suo cammino, una preghiera fragile per ritrovare una via che rendiamo inconsciamente impervia, auto-sabotandoci. Ne abbiamo parlato direttamente con lui.

Ti ricordi ancora l’ultima volta che ti sei seduto a mangiare su delle gradinate, magari dopo un concerto, dopo le 22?  

Di sicuro la scorsa estate. “Grazie al Covid” ho passato giugno, luglio e agosto nella mia città natale, Reggio Calabria, come non capitava dai tempi delle superiori. Viste le blande restrizioni era facile poter mangiare in giro senza ansie da coprifuoco. Ricordo in particolare proprio una serata birra e patatine a fine luglio sulle gradinate del Parco Ecolandia, al Derive Festival dopo il concerto di Soviet Soviet e Murnau.

L’ultimo concerto che hai visto? E dopo cos’è successo?

Credo sia stato proprio quello, dopo, il buio. A livello internazionale devo ritornare all’estate ancora precedente, prima della fine del mondo, The National a Ypsigrock. Se ci penso mi sembra una roba assurdamente fuori di testa non averne potuti vedere altri dopo quasi due anni.

Ti manca la Milano notturna? Ne eri un frequentatore?

Di base sono una persona piuttosto pigra, amo stare a casa, cucinare, passare del tempo con ragazza e amici senza fare chissà cosa. Eppure, chiaramente, mi manca. Il non poter avere scelta, il non poter variare, e sappiamo bene quanto Milano permetteva di farlo, è diventato abbastanza pesante.

Come sono cambiate le tue abitudini (musicali, alimentari etc…) con il lockdown?

Libertà di movimento limitata e assenza di concerti a parte, non sono cambiate poi così drasticamente. Ho avuto poca voglia di “novità”, temendo l’ondata di brani frettolosamente dedicati al periodo, focalizzandomi su pochi dischi da macinare. Poi però son cascato nella spirale della caccia al lievito, imparando a fare settimanalmente delle pizze che molto poco umilmente definirei eccezionali!

E cos’è cambiato in meglio?

Non lo so, davvero. È una frase da anziano probabilmente, ma sono in quella fase della vita dove inizio a fare dei bilanci, però non ho ancora il quadro completo e la piena consapevolezza dei danni e dei benefit di questa situazione su di me.

Di cosa parla The Necessary Beauty?

Parla, guardacaso, di bilanci. È una preghiera per scongiurare l’auto-sabotaggio, un invito al non farsi sopraffare da attese e aspettative, ma anche, da un certo punto di vista, un’ode al senso della ricerca artistica e dei sacrifici fatti in suo nome.

Prossimi piani?

Pubblicare dopo diverse peripezie ‘The Neverending Third Act of a Dream’, il mio nuovo EP, archiviare questa trilogia iniziata nel 2017, magari fare qualche concerto…

 

foto credits @ Simone Pezzolati