Come si fa a non amare quest’artista, che nella sua maturità, nella sua semplicità, riesce a rendere tutto magicamente grande e potente. Il talento di questa donna è limpido ai nostri occhi, senza fare apparentemente cose mirabolanti e soprattutto grazie alla capacità di emozionare che le riesce con estrema naturalezza, che si tratti di arte cinematografica o come in questo caso di musica. Cosi il parterre del Fabrique di Milano in completa adorazione accoglie onstage, dopo l’opening dell’artista italiana LIM, Charlotte Gainsbourg nella sua unica data nel nostro paese promossa da Radar Concerti, in un consueto look tshirt bianca e jeans, affiancata da 5 giovani elementi di ottima fattura in medesimo outfit  e sulle note di Lying whit you e Ring-a -ring o’ roses lo show entra nel vivo.

(clicca sulle immagini per ingrandire e scorrere le gallery) Ph. Marco Iemmi

Gli elementi scenici – grandi cornici di neon bianco che si illuminano ad intermittenza – e il piano a cui, per buona parte del live, la cantante stazionerà , creano un’efficace atmosfera suggestiva e danno completa centralità alla sua figura. Una profonda espressione, un leggero sorriso, uno sguardo magnetico rivolto alla prime file, fanno il resto.

Poi si ovviamente c’è anche la musica, le sonorità che racchiudono sia l’intimità e l’eleganza che accompagnano da sempre il percorso di Charlotte costellato da 5 dischi, sia una rinnovata spinta di matrice elettronica figlia della recente produzione affidata al talento creativo di casa Ed Bangers, Sebastian, con la partecipazione di Guy-Manuel de Homem-Christo (Daft Punk). Questo french touch è pienamente riconoscibile dal vivo nell’esecuzione di brani quali Sylvia Says, Les Oxalis e trova la sua massima espressione nella long version di Deadly Valentine.

E non sono mancati i momenti da pelle d’oca. Charlotte dedica prima, la bellissima track Rest – che da anche il titolo all’album –  alla sorella Kate prematuramente scomparsa, con cui sembra finalmente essersi ritrovata dopo una lunga pausa riflessiva e di sofferenza e che le ha dato la forza di elaborare il dolore, scrivendo per la prima volta di suo pugno tutti i testi di quest’ultimo capolavoro, poi il brano di chiusura Lemon Incest inciso col padre Serge a metà anni 80. Questi attimi da cuore in gola, in cui ognuno di noi rivede un periodo o un momento di difficoltà nella propria vita, ci lasciano un luccichio negli occhi e un ricordo indelebile di questo concerto di rara bellezza.