Immateriale come una nuvola eppure consistente come una roccia: stiamo parlando di Nube, giovane artista di casa Revubs Dischi che con solo due singoli è riuscito a rientrare in più playlist di Spotify.
Lo abbiamo incontrato alla soglia del suo debutto con “come in un film di wes” e abbiamo potuto conoscerlo meglio con il suo nuovo singolo “Dejà vu”. In questa occasione, infatti, non abbiamo perso nemmeno un minuto per intervistarlo e facci raccontare tutti quelli che sono le sue ispirazioni musicali e artistiche. Chiaramente abbiamo colto il momento per darci qualche consiglio di stile.
Ciao Nube! Ad un nome così etereo come il tuo non corrisponde però la tua convinzione e determinazione nella musica: sai già in che direzione ti stai muovendo?
Sicuramente non vedo l’ora di suonare live, è una cosa che mi manca tantissimo. Scoprire nuovi sound e collaborare con altri artisti sono le mie priorità al momento.
Come nasce il tuo progetto da solista?
Il progetto nube nasce nel primo lockdown, nel caso più totale. Ero appena tornato da Londra, città in cui vivevo, con l’ultimo aereo disponibile. Ricordo fosse un periodo davvero strano, non avrei mai pensato di poter scrivere in italiano; eppure, quando sono tornato è come se un vortice di malinconia e nostalgia mi avesse avvolto. Nube nasce lì, in quella malinconia che a me piace chiamare dolce tristezza.
Il tuo ultimo singolo è “Dejà vu”, pubblicato di recente per l’etichetta Revubs Dischi: che rapporto hai con il tuo passato e quanto ti è stato di ispirazione per la scrittura della tua musica?
Ho un rapporto di amore e odio col mio passato, soprattutto con il mio periodo alle superiori. Mi manca molto quel sentimento di leggerezza e completa spensieratezza, il pensare meno. Sicuramente è stato d’ispirazione, penso che il passato sia sempre più intrigante da raccontare.
Abbiamo notato la minuziosa attenzione che dai a tutti i particolari del visual, non lasciando nulla al caso, un po’ come il regista Wes Anderson nei suoi film, a cui tra le varie cose dedichi il tuo primo singolo “come un film di wes”: qual è il tuo pantone musicale che segui per la tua composizione sonora?
Le mie produzioni sono sempre molto casuali, non è mai qualcosa di prefissato. Succede sempre in modo istintivo e per questo i colori nella mia testa sono molti e mischiati.
A proposito di film, ti piacerebbe scrivere un brano per una colonna sonora?
Sicuramente sì, amo compositori come Hans Zimmer o Danny Elfman e poter lavorare ad una colonna sonora è sicuramente tra le cose che vorrei fare.
Consigliaci tre brani per avvicinarci al tuo mood del momento.
Beh, il mio mood varia davvero molto anche se la malinconia è sempre presente, probabilmente direi Ride di Lana Del Rey, Bags di Clairo e Goner dei Twenty One Pilots.
La nostra rivista, si occupa anche di style (come puoi intuire anche dal nostro nome): c’è qualcuno a cui ti ispiri per la scelta propriamente dello stile e dell’abbigliamento?
Senza dubbio Gucci. Io e Gianvincenzo Pugliese, il regista che cura la parte visual del progetto, ci facciamo ispirare molto dal lavoro di Alessandro Michele. Detto ciò, il punto fondamentale rimane per noi quello di fare una ricerca sempre viva attingendo alle mie radici culturali.