Prima che si dia inizio alla grande abbuffata, prima che strafatti di zuccheri cediate con bonaria accondiscendenza alla playlist natalizia che suona in loop a casa dei vostri, prima, insomma, che nel turbinio di brindisi, tartine al salmone e panettoni artigianali perdiate per un attimo di vista il senso delle cose, ecco che anche noi di beatandstyle vi serviamo fresco fresco il nostro Best of musicale del 2016.
Ma, dato che tra i buoni propositi per il 2017 abbiamo messo in pole position una sana dose di umiltà (ma anche perché il nostro livello di zuccheri si sta già preoccupantemente innalzando a scapito della lucidità), abbiamo deciso di chiedere a un meraviglioso e variegato gruppo di musicisti italiani quali sono stati, secondo loro, i 2 migliori album, 1 italiano e 1 internazionale, dell’anno che sta per finire. E così, tra conferme e sorprese, ecco chi ha fatto battere il cuore dei nostri intervistati.
Medicamentosa: Internazionale dico Lewis del Mar dei Lewis del Mar. Anche se Blackstar di Bowie è decisamente il più importante e assurdo di quest’anno, il disco che ho ascoltato di più e che mi ha fatto impazzire è quello dei Lewis. Un disco energico e con suoni dolci e suoni duri che si uniscono alla perfezione. Italiano: Lesbianitj dei PopX. Due anni fa quando ho iniziato ad ascoltarli consumavo i loro pezzi su Bandcamp, ora lo faccio altrettanto su Spotify e spero di farlo presto su disco. Per me sono la cosa Pop e Punk più grande degli ultimi anni, ma il fatto più bello è che sono matti davvero e fanno canzoni bellissime.
Dardust (Dario Faini): il mio disco internazionale è Blackstar di David Bowie. Come il Vangelo: 3 giorni dopo… Uscire di scena e resuscitare con uno dei suoi dischi più belli. Tra gli italiani scelgo Split di Verdena / Iosonouncane che, in un periodo di canzoni rassicuranti, è radicalità al potere come un enorme granello di sabbia ad inceppare la macchina del canzonificio.
Two Against Me: (Giorgio): italiano io dico Calcutta con Mainstream, nonostante sia del 2015, non perché lo ascolti ogni giorno, ma perché penso sia un disco importante in Italia che va a delineare assieme ai lavori di Cosmo e dei I Cani un nuovo corso con radici tradizionali ma approcci e sperimentazioni internazionali. E poi con Calcutta ci lavora il caro amico, Andrea Sologni dei Gazebo Penguins, per cui a suo tempo fece a tutti una testa tanta! Internazionale, invece, dico Epoch di Tycho. (Silvia): io tra i dischi italiani dico Chronicles dei Mokadelic, mentre tra gli internazionali ero tentata di dire Radiohead ma opto per PJ Harvey che ha fatto qualcosa di straordinario con The hope six demolition project.
Tricia Takanawa (Giacomo): accipicchia, difficile. Io non ascolto molta musica, ascolto piuttosto performance con synth modulari (roba da beccafiga, no?). Sul forestiero, però, mi sento, alla faccia di molti, di affermare che A moon shaped pool dei Radiohead sia un gran disco. Poi io sono fatto alla mia maniera e, per esempio, Blackstar di Bowie non l’ho ascoltato perché poi mi viene il magone. Mi ricordo dov’ero quando sono morti solo i miei cari e Bowie. Di italiano ho sentito tante belle cose, ma a sprazzi, di album belli dall’inizio alla fine nessuno. Che volete farci, noi punk siamo così.
Niagara: ci abbiamo pensato su un po’, poi abbiamo trovato il sunto dei nostri gusti in, per gli stranieri, Roly Porter con Third Low e tra gli italiani Dave Saved con Energydream.
Andrea Fornari: internazionale senza dubbio 22, A Million di Bon Iver, mentre di italiano scelgo Il mestiere della vita di Tiziano Ferro e lo scelgo principalmente perché contiene Il conforto che é una delle canzoni italiane più belle in assoluto degli ultimi anni.
Giorgieness: Di italiano, nonostante La fine dei vent’anni di Motta sia stato al primo posto nel mio cuore per tutto l’anno, voto gli Zen Circus che con La terza guerra mondiale il cuore me l’hanno squarciato. Il disco straniero più sublime dell’anno, invece, credo proprio sia Skeleton Tree di Nick Cave.
VEYL: tra gli italiani ero un po’ indecisa se mettere Dardust con Birth oppure Not Waving con Animals e alla fine, pur combattuta, ho optato per quest’ultimo straordinario lavoro di Alessio Natalizia (andate ad ascoltarlo se non lo avete ancora fatto). Il mio disco internazionale di quest’anno, invece, è senza dubbio quello di Tim Hecker, che si intitola Love Streams.
Sarah Stride: Non ho dubbi, per cui vado secca di titoli: il mio disco italiano è ANTICO di Alfio Antico, quello internazionale è Blackstar di David Bowie.
Pietro Berselli: senza dubbio l’album italiano che mi ha preso di più è stato L’ultima festa di Cosmo, mentre tra gli internazionali cambio decisamente atmosfere e dico Hoplessness di ANOHNI.
Pieralberto Valli: quest’anno i miei due dischi del cuore sono stati quello di James Blake, The colour in anything, e il magnifico nuovo lavoro di Niccolò Fabi, Una somma di piccole cose.