Un ritorno che colpisce nel segno quello di Bonetti che con Non ci conosciamo più ha raccolto subito i favori di pubblico e critica superando in un mese i 30.000 streaming su Spotify, e che, in attesa del nuovo album in uscita a settembre per Bravo Dischi e Labellascheggia, ha pubblicato ieri il nuovo singolo. Siamo vivi è l’ennesima gemma che va ad arricchire la cifra stilistica del cantautore piemontese, un’altra di quelle canzoni che fai tua dal primo ascolto e che puoi mettere in loop senza stancarti. Siamo vivi è il secondo capitolo di un viaggio intorno a un qui esistenziale. Un qui che si manifesta in una mattina ammazzata guardando partire i treni in metropolitana, indagando le persone prese dai loro impegni, dai loro orari, dai tic di un quotidiano che disciplina secondo regole non scritte. A quel punto anche controllare frettolosamente un orologio è un segnale di appartenenza che agli occhi di chi non ha un lavoro o un appuntamento da rispettare può diventare un colpo mortale. E allora la metropolitana può portare in un posto qualsiasi per sentirsi vivi, per aspettare l’estate con le gonne corte e dare vera libertà al tempo libero.
Sull’onda emotiva del valorizzare il qui e adesso anche nei momenti più complicati abbiamo chiesto a Bonetti di pensare per noi ad una playlist per riqualificare la metratura del nostro quotidiano, per aprire le finestre, fare entrare il cielo e allargare queste nostre stanze.
Io penso che certe canzoni degli anni Sessanta siano come delle finestre aperte su un pomeriggio di sole. Qui ne ho raccolte un po’ per voi. Le ho scelte pensando di associarle ai bei momenti che viviamo nelle nostre case: un aperitivo, delle pulizie allegre, una pausa dagli smartphone, quel momento della giornata in cui le cose sembrano andare un po’ più a posto. Insomma, fate voi. Spero che servano, a loro modo, per portare un po’ di leggerezza e per guardare con occhi diversi il posto in cui ci troviamo, senza dimenticare che per piccole e ingombranti che siano le nostre case in questo momento, sono pur sempre quel pezzetto di mondo che abbiamo adattato per noi e fatto nostro.
Bonetti