Nicola Setti, musicista che conosce bene le esperienze dell’artista Italo-canadese James Jonathan Clancy con His Clancyness, A Classic Education, Settlefish e Brutal Birthday, ha parlato in un suo post di “Sprecato” come un disco luminoso che viene dal buio, di cui non sprecare neanche un fotone.
A sette anni di distanza dall’ultimo disco – con alle spalle progetti artistici con cui ha suonato praticamente ovunque in lunghissimi tour soprattutto nel Nord America e in Europa/Uk partecipando a festival come Primavera Sound, The Great Escape, Eurosonic, SXSW, Tora Tora e registrando session per BBC e Radio Rai – Clancy torna con il primo album a suo nome fuori per la label da lui fondata Maple Death Records e lo fa con 11 canzoni immaginifiche che occupano spazio. Per portare a termine “Sprecato”, album scritto e registrato tra Bologna e Londra, ha riunito un “cast” di amici e ospiti internazionali in ambito avanguardistico tra cui Stefano Pilia (co-produttore, chitarra, modulare, synths, basso/Afterhours, Massimo Volume, Zu), Andrea Belfi (batteria), Enrico Gabrielli (flauti/19’40”, PJ Harvey, Calibro 35), Francesca Bono (piano/Bono-Burattini) — mentre il fulcro della band è formato da Dominique Vaccaro (chitarre/J.H. Guraj), Andrea De Franco (synths/Fera) e Kyle Knapp (sax/Cindy Lee, Deliluh).
Il disco presenta anche la collaborazione visiva e grafica con il disegnatore Michelangelo Setola, con cui Clancy per un anno ha dialogato in uno scambio di suggestioni tra musica e disegno, alimentando reciprocamente le proprie opere. Entrambi gli autori condividono una personale visione di “pastorale urbana” quasi apocalittica che emerge nell’opera di Setola (Gli Sprecati, Canicola Edizioni 2020) e inonda i suoni di “Sprecato”, estremizzando i temi dell’alienazione tramite un lungo viaggio ai limiti della realtà.
Drum machine che suonano come fossero state scavate dalla terra incontrano pianoforti e chitarre dissonanti; tracce bucoliche di synth si estendono oltre ogni scenario mentre la band è insieme vivace, epica e soave, con sfumature dei Pentangle di Terry Cox in particolare nel drumming; una nuova profondità emotiva permea la voce di Clancy come in un mondo parallelo dove Scott Walker sta registrando delle take per la leggendaria etichetta ambient fai-da-te, Palace of Lights, — mentre brani come “Milk of Dreams” e “Had It All” vibrano su frequenze spirituali alla Piero Umiliani, illuminate da architetture di flauti e sassofoni che dialogano con una scrittura aperta e sognante che ricorda il folk-rock psichedelico di Tim Hardin, Jim Sullivan e Fred Neil, un mondo dove ogni parola riverbera negli echi lontani.
Questi sono decisamente suoni post-tramonto e pre-alba; straordinariamente primordiali, dilatati nel tempo paragonabili al muschio che si arrampica su un albero o alle lucciole che si librano appena sopra un campo illuminato dalla luna.
In questa PLAYLIST che James Jonathan Clancy ha confezionato in esclusiva per B&S troverete tutte queste “sounds and influences behind Sprecato”. Buon ascolto.