Non sono un tatuatore ma faccio tatuaggi, vedo il tatuaggio come un mezzo espressivo e non come un fine, una transizione creativa che abbraccia questo periodo della mia vita. Voglio creare qualcosa di diverso, farlo in modo diverso ed in luoghi non convenzionali, distaccarmi dal “tattoo studio / tattoo shop”, avvicinarmi alla “factory” e all’ “atelier”.
Marco Sorgato, vuole unicità nel suo intento, si distacca dal mondo tradizionale del tatuaggio, dalla figura professionale del tatuatore e lavora in direzione di designer/artista che opera sul supporto umano “pelle”. Lavora “site specific”, costruisce e destruttura al momento sulla pelle. Considera l’unicità della persona, non confeziona le opere a priori ma le costruisco nel corpo, al momento. Momento che potete cogliere riservando la vostra sessione, direttamente dal suo sito Facebook, nella data del suo tour per l’Italia a voi più congeniale.

Marco prosegue raccontandoci che da importanza e dignità al “lettering”, ovvero al tatuare frasi o parole. “Cerco di farmi “scegliere” per la scritta così come un artista o un tatuatore si fanno scegliere per la propria arte figurativa e non. La mia grafia è molto personale, prevalentemente stampatello maiuscolo scritto rigorosamente a mano. Il posizionamento nel corpo è parte fondante dell’atto e caratteristica della mia ricerca di armonia nel caos, nell’asimmetria e nell’irregolarità. Abbraccio l’estetica minimale pertanto le mie scritte sono piccole e spesso occupano una porzione di corpo notevole che sarebbe usuale utilizzare per un disegno medio/grande e l’effetto che ne deriva è di straniamento: spesso non si capisce perché una frase così breve occupi una porzione di spazio così ampia.”

Caratteristica del posizionamento delle sue opere è la destrutturazione di frasi o anche delle parole stesse, facendo fluttuare i versi o le lettere nella parte di corpo dedicata. Le linee sono sottili, flebili, spesso tremanti, quasi caduche. A volte interviene con piccoli disegni, astrazioni sottostanti, linee, macchie di colore, geometrie rigide che si dissolvono in sé stesse.
Marco Sorgato scrive tutto quello che è degno ricordare. Questa è la sua “l e t t e r i n g culture”. Le frasi sono sue, vostre, di poeti, di scrittori o di band e cantanti come gli abbiamo chiesto di selezionare di seguito in questa playlist realizzata in esclusiva per B&S.

1) DISORDER – JOY DIVISION

Ho voluto coniugare il concetto di disordine, per questo non poteva comparire una parola lineare ed ordinata bensì doveva avvenire una destrutturazione.
Disorder è disordine interiore ed esteriore, va fuori e viene da dentro.
Canzone senza tempo dei Joy Division, una delle band più importanti nel mio percorso e penso che tutto il mio operato si possa fruire ascoltando la loro musica e cogliendone le sfaccettature multiformi.
Il mio lettering è disorder, la linea flebile sottile decadente sfibrata distrutta, tenuta in piedi solo dalla linea di basso di Peter Hook.
” I’ve got the spirit, but lose the feeling “
e chi no?
2) AND THE RADIO PLAYS – CCCP 
La mia band italiana preferita loro, il mio artista preferito lui: Giovanni Lindo Ferretti.
Le sue litanie hanno uno sfondo: gli strumenti.
Le mie parole hanno uno sfondo: le geometrie colorate, evaporate, evanescenti.
“so dove sta il delirio e trema il cuore”, io sì. voi?
3 ) AMICO FRAGILE – FABRIZIO DE ANDRE’
Faber è il mio cantautore italiano preferito, senza ombra di dubbio. Cosa meglio di “Amico Fragile” per esprimere il caos dei pensieri tramite la destrutturazione della frase?
«La canzone più importante che abbia mai scritto è forse “Amico fragile”, sicuramente quella che più mi appartiene. È un pezzo della mia vita: ho raccontato un artista che sa di essere utile agli altri, eppure fallisce il suo compito quando la gente non si rende più conto di avere bisogno degli artisti.»
4 ) SENZA UN PERCHE’ – NADA
Questa è una delle canzoni che mi hanno più segnato negli ultimi anni, scoperta ed ascoltata in un momento difficile, parla di una persona ferita e meditabonda, corrucciata tra piccole questioni sentimentali e domande cosmiche. Ho scelto di tatuarla, destrutturandola, in due parti diverse del corpo. La linea è talmente sottile che con il tempo qualcosa si perderà, come la nostra spensieratezza a contatto con la consapevolezza.
5 ) THE ERASER – THOM YORKE
Una struggente canzone di uno dei migliori artisti al mondo, Thom Yorke, che parla di una relazione difficile da cancellare. Ho voluto tatuarla in maniera che si creasse una cancellazione casuale, partendo dalla fine e non dall’inizio, da sinistra verso destra (per un destrorso come me).  Ho reso l’idea di una cancellazione non completa, quella che si dipana nelle note del pezzo.