Nonostante siano stati posticipati e annullati migliaia di concerti in tutto il mondo, il 2020 è l’anno della musica: musicisti, produttori e organizzatori di eventi hanno dovuto reinventarsi e dare una nuova forma alla musica per restare a galla. L’arte non si è mai fermata e neanche Mike Lennon.
All’anagrafe Duc Loc Michael Vuong, il designer, grafico, produttore e rapper nato a Parma dopo essersi fatto conoscere grazie al brano Konichiwa, con il suo ultimo singolo fuori per Carosello Records e attraverso il documentario “From Mono to Stereo” (I miei 2 anni tra musica e follia alla rincorsa di un sogno) – interamente ideato e realizzato da Mike stesso – ha svelato al pubblico la sua vera identità, libero di poter pronunciare la R!
Dietro al personaggio di Mike c’è infatti una storia fatta di sacrifici, di studi, di idee e di lavori umili svolti per mantenersi e potersi creare così un futuro nel mondo della musica. Un percorso che lo ha portato a recitare un ruolo, facendo leva e ironizzando sulle sue origini, estremizzandole e volgendole a suo favore: Mike è diventato così il primo rapper asiatico in Italia, il primo esponente di quello che è stato definito dai media “asian rap”. Sagacia e sarcasmo sono però sempre state accompagnate da un forte ed esplicito messaggio sociale. Con la sua musica e il suo personaggio ha cercato di combattere il razzismo e i pregiudizi, cercando di abbattere tutti i cliché sul mondo asiatico (di cui da bambino è stato anche vittima).
Ho parlato con Mike di come ha passato la quarantena senza concerti, dell’inclusione sociale in Italia, del suo nuovo singolo LIBERO, accompagnato da un videoclip ideato dallo stesso artista e diretto da Bagolean: un viaggio onirico tra lanci con il paracadute e folli corse a perdifiato. Un vero e proprio concept sull’idea di libertà, un super up tempo che celebra la possibilità di poter essere finalmente se stesso, dopo un percorso che lo ha portato per due anni ad incarnare tutti gli stereotipi che la comunità occidentale ha nei confronti di quella orientale.
«Il video vuole rappresentare la libertà mentale – racconta Mike Lennon – che va ben oltre a quella fisica che ci ha costretto in casa durante la quarantena. Con la mente possiamo andare dove vogliamo, mi sono lanciato col paracadute, ho percorso chilometri in corsa e tutto questo stando in cameretta».
Ciao Mike, come stai? Come ti senti ora che il tuo singolo LIBERO è finalmente uscito?
Bene voi? Mi sento carico per questo nuovo percorso, abbiamo lavorato duramente a questo progetto e sono contento delle reazioni!
Qual è stata la cosa più difficile da gestire nella tua era precedente? E qual è stata invece la cosa più gratificante e bella successa ai tempi di Mike Lennon senza R?
In realtà è stato tutto abbastanza semplice e spontaneo, all’inizio non è stato semplice calibrarmi e rendermi conto di quello che stavamo per fare, ma è stata una bellissima avventura.
La cosa più gratificante – oltre a sentire i miei primi pezzi in radio – è vedere una vera e propria reazione da parte delle persone: ho ricevuto i primi veri riscontri nei live e ogni volta c’è un’energia pazzesca.
Come hai vissuto i mesi del lockdown senza poter fare/vedere musica dal vivo?
Non è stato semplice, ho cercato di sfruttare al meglio il tempo e approfondire cose che non facevo normalmente come la meditazione, la lettura etc… ma dopo un po’ ammetto che è stata dura anche per me.
Per quella che è la tua percezione a che punto siamo con l’inclusione sociale in Italia?
Per certi versi ancora indietro, lo notavo da come alcuni colleghi bianchi a lavoro in fabbrica si rivolgevano a me o ai miei colleghi di colore, come se fosse scontato che non sappiamo parlare l’italiano! Per altri versi ho la fortuna di avere amici e persone intelligenti e non mi sono mai sentito escluso, solamente diverso, ma penso che sia più una qualità che un difetto.
Che consiglio daresti a un giovane che vuole intraprendere la strada della musica?
Consiglio vivamente di munirsi di pazienza e dedizione, non è oro tutto quello che luccica.