Racconta Luca Mazzieri che, che si faccia caso oppure no, “l’innamoramento per i narratori, siano essi musicisti, scrittori, registi, è direttamente proporzionale alla loro capacità di dirti, faccia a faccia, chi sono davvero. Intravedere e sgamare la forzatura, la velleità di essere altro, fa prendere le distanze. Con questo disco e in particolare con Lunapark ho voluto scrollarmi di dosso le aspettative e il romanzare la vita, per poter raccontare chi sono oggi”. Lui le cose, gli amori, i bar, i prati, i Campari, Nicola Setti, “il tuo cantautore preferito, anche se ancora non lo sai” le sa raccontare benissimo nelle sue canzoni, ma sa farlo ancora meglio dal vivo, il momento eletto del rock e dell’anarchia, del romanticismo e degli aneddoti che vi porterete a casa e vi faranno sorridere per giorni. Luca Mazzieri ama le persone e per loro costruisce live pieni di anima e sangue, ed è questa la ragione (l’amore, sempre lui/lei) per cui dovete venire domani sera, 17 febbraio, al Bainait di Montecchio, per un Concerteeno viscerale, punk, agrodolce, poetico, che vi rimarrà addosso, come solo le cose sincere.

SPARI
È una canzone che parla di depressione. Di quando precipiti in basso ma sai (o speri) che arrivato in fondo rimbalzerai.
O forse è una canzone per la persona giusta che finalmente hai trovato.
Allora forse è una canzone d’amore.
Boh.
Sicuro è una canzone da cantare a squarciagola in macchina con i finestrini abbassati.
Almeno per me.

BIRRA
L’intolleranza al glutine, il sacro (Gesù o Bowie, scegli tu), il profano e due ex amanti che si ritrovano.
È la vita che ti cambia o viceversa?
Tu comunque ascolta “Low”.

LUNAPARK
Quando abiti in provincia, in montagna, tutto è sempre un po’ lontano. Vedi e vivi le cose con intensità.
Le luci della festa sembrano più incandescenti. Il Campari più amaro e gli amori più struggenti.
Lunapark è una canzone da bar che parla d’amore. Lunapark è una canzone d’amore che ho scritto al bar.
L’ho scritta in un pomeriggio di maggio seduto al tavolino dell’unico bar di Pompeano, un piccolo borgo di 29 anime dell’Appennino Modenese che dista circa 10 minuti a piedi da casa nostra. Perdendomi ad origliare le mirabolanti avventure narrate al tavolo a fianco che crescevano di intensità con l’aumentare dei bianchini mi sono immaginato il più bullo della tavolata alle prese con la fine di un amore.

La canzone nasce con le chitarre distorte e la voce un po’ sguaiata a coprire un cuore crudo, spogliato di tutto. Poi una sera, dopo aver visto un concerto di quel cantautore che ti dice di non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, sono tornato in studio e le chitarre hanno lasciato il posto al piano di Gianmarco Mancinelli e al solo di tromba di Enrico Pasini.

PANE
È una canzone d’amore scritta per una persona speciale che poi è diventata mia moglie.
Ora che lo sai prova a riascoltarla.

NICO
Ci ho messo più tempo a capire che volevo scrivere canzoni pop che a prendere la patente (l’ho presa a 22 anni).
In mezzo ci sono stati tour in America e in Europa, pavimenti, furgoni, monolocali in centro e case in campagna. 2 cani qualche gatto e lei.
Vivere, suonare e far star bene chi ho accanto è quello che mi interessa.
Si intitola Nico perché è così che chiamo Nicola Setti, il tuo cantautore preferito anche se, forse, ancora non lo sai.

BOTTA
Sono irrimediabilmente incline alle dipendenze, ma non pensare subito male.
Penso a quella botta che ti porta su e ti fa sentire che sei vivo.
Una passeggiata in montagna, il suo culo, un buon bicchiere di vino o la lettera con cui Laurie Anderson ha salutato Lou Reed.

PRATI
Una sera ero a suonare con la Band alla Rotonda Giardini a Viadana. Finito il concerto mi sono intrattenuto con alcuni cari amici a bere qualcosa.Viene il momento di andare alla toilette ma essendoci una fila incredibile provo ad appartarmi vicino ai cassonetti dietro il locale.
E lì svengo.
Gli amici con cui stavo bevendo pensano sia tornato dalla band e la band pensa sia ancora con i miei amici.
Mi ritroverà a notte inoltrata il Genio, mio bassista, braccio destro e unico competitor serio quando ci si dedica alle bevute.
Il rientro è burrascoso, tutti preoccupati per me e io per un paio di giorni rimango chiuso in casa con un senso di vergogna e inadeguatezza incredibile.
Poi decido di scriverci sopra una canzone.
Perché sai quanta gente ha fatto e continuerà a fare figure di merda…
Anche i vecchi saggi al bar dicono che “solo chi fa” sbaglia.
Questa canzone l’ho scritta per noi, beautiful loosers.
Perché non è certo un “prato in faccia” che ci fermerà!
P.S. Se venite a vedermi dal vivo ve la racconto meglio!