Aspettavamo ormai da tempo il 19 febbraio, finché poi finalmente questo giorno è arrivato. “Ogni pensiero vola” è stato il preludio di un dolce presentimento; intimamente sapevamo che Venerus ci avrebbe donato il suo cuore, la sua anima musicale: ecco che in quella data di febbraio, l’artista di San Siro decide di condividere anche con noi “Magica Musica”, il suo album di esordio per Asian Fake e Sony Music Italy.
Un album, quello di Venerus, che vanta collaborazioni tra le più disparate: dai Calibro 35 a Frah Quintale, passando per Rkomi e Gemitaz, il tutto racchiuso entro le sapienti mani di MACE, prima amico e poi produttore dell’artista milanese. L’eterogeneità dei suoni, la polimusicalità delle voci elevano “Magica Musica” a un disco che non si ascrive in un unico genere, perché sommandoli tutti insieme ad un certo punto si annullano. C’è chi parla di “pop” come l’attuale genere postmoderno che racchiude in sé l’insieme di stili musicali tra più i disparati, e seppure sia vero, a mio avviso “Magica musica” è come il disco di Newton su cui sono rappresentati i sette colori dell’iride, che nel momento in cui inizia a girare confondo tutte queste gradazioni mescolandole insieme, e riflettendole in una luce biancastra.
Dopo un attento e reiterato ascolto di “Magica Musica”, che mi ha portato prima ad un senso di assuefazione per poi trasformarsi in vera e propria dipendenza (Venerus sappi che una sera ho ascoltato “Lucy” in loop per un’ora e mezza), proverò a suddividerlo in tematiche che possano cercare di descrivere quella porzione di universo musicale che Venerus ha tentato di riversare nel Mondo attraverso il suo ultimo disco.
Lo spazio e l’universo
“Ogni pensiero vola” è il suono d’iniziazione per abbandonare ogni struttura e vivere ogni viaggio come se fosse un’avventura. Come suggerisce l’incisione sulla bocca del mostro di Bomarzo, per entrare nel mondo di mostri, draghi e orchi (e di tutto ciò che è allegoria dell’ignoto) bisogna prendere le distanze da noi stessi, da ciò con cui conviviamo quotidianamente, osservandoci con gli occhi di un astronauta che fluttuando nello spazio va alla ricerca di forme d’amore nell’universo.
Il tempo
“Magica Musica” vuole essere una sorta di Arca di Noè, spiega Venerus, uno spazio cioè in cui il tempo non esiste perché rallenta fino a fermarsi. È per questo che a rappresentare un topos come il tempo vorrei che fosse “Sei acqua”, perché fluidi e correnti sono le ore, gli attimi e i minuti che ci obbligano a farci correre insieme ad essi, perdendo ogni stimolo. Ma cosa accade invece quando c’è un momento di ritenzione, di stasi, di tabula rasa? Ecco che lì nasce la magia dell’ispirazione creativa.
La performance
“Questo brano rappresenta la versione cosmica di Adamo ed Eva”, dice l’artista milanese. A quanto pare non sono la sola ad immaginarmi la versione performativa di “Eden” perché prima di me lo ha fatto Venerus, il quale già immagina che durante un suo live mentre canta questa canzone ci sia una proiezione della sua anima che si stacca dal corpo. La performance, il teatro sono vita e Venerus lo ha capito bene, tanto da dare dimostrazione del suo amore per la scenografia e per i costumi (di scena) così ecclettici e istrionici attraverso la caleidoscopica copertina ispirata ad un’iconografia di Giordano Bruno a carponi sul mondo che si affaccia nello spazio astrale.
Il suono magico del Mondo
Captare i rumori dell’Universo come un’antenna, riconoscere i suoni del mondo, percepire la fonia della realtà per poi campionarla e inserirla nelle proprie canzoni: è questa a mio avviso la vera magia; le rane che gracidano in sottofondo a un’arpa pizzicata, le onde della piscina di Salmo che sommergono i suoni di una batteria, la voce di una ragazza sconosciuta come intro di una canzone, le vibrazioni di un live racchiuse in un’onda sonora e conservate per sempre in un disco. Contaminare la musica con la propria vita: ditemi voi cosa c’è di più magico.