“L’ultima volta” è la prima volta di Martæ: con un EP di 5 canzoni, la cantautrice e chitarrista 19enne Marta Boraso si affaccia sul panorama musicale italiano per raccontare il suo mondo fatto di esperienze personali e letteratura, che si mescolano dando vita a un’atmosfera fiabesca, di romanticismo e incanto.
Abbiamo fatto una chiacchierata con questa giovane promessa della musica indie pop italiana, leggi l’intervista e lasciati conquistare, nota dopo nota, da quell’abbraccio caldo e avvolgente che è la voce di Martæ.
Chi è Martæ?
Rispondere a questa domanda è sempre difficile: diciamo che Martæ è un insieme di cose, che vanno dall’essere musicista fino al caos ambulante Martæ, io, è una persona che spera di poter fare della musica la propria vita, perché fin da piccola ha mantenuto intatto lo stesso sogno ed è determinata a farlo diventare realtà dopo essersi resa conto che è l’unica cosa che la fa sentire così viva.
E chi è, invece, l’”Amelia” della canzone che apre il tuo EP?
Amelia è una femme fatale: è una delle protagoniste del romanzo del celebre autore del Novecento italiano Cesare Pavese. Donna sensuale che fa la modella per i pittori della Torino dell’epoca, che pullula di artisti bohémien; nella mia ottica è un po’ la donna dei sogni, una di quelle donne bellissime che tutte, segretamente, vorremmo essere.
Ali di libellule fra i capelli, polvere di zaffiri, fiori di ghiaccio: nei tuoi pezzi c’è come un’atmosfera fiabesca, di romanticismo e incanto. Le tue canzoni nascono dalla tua vita, dai sogni o da altro ancora?
Diciamo che ogni canzone ha sicuramente una parte di me, soprattutto per quanto riguarda le “esperienze” descritte nei testi, che sono una sorta di interpolazione di qualcosa di letterario, ovviamente; nascono dal mio amore incondizionato per la letteratura ma questa non sovrasta le parti personali che sono nascoste tra le parole. Una frase che uso spesso per rispondere in maniera più precisa è: “Le tracce dell’EP rappresentano ognuna una parte di me, una parte della persona che ero. Ogni pezzo è una sorta di esorcismo necessario per potersi comprendere, guardarsi dentro e poi comunicarlo alle persone. E quando sei pronto a dirlo (cantarlo in questo caso) non ne senti più il peso. Il disco parla di tante cose, alcune canzoni parlano di mitologia, altre di letteratura, ma alla fine ci sono sempre io dentro. Dietro ad ogni parola, figura, c’è sempre Marta”.
Il release party del tuo EP è stato a inizio estate, e nella stessa serata si sono esibiti anche i Giorgieness. Cosa ne pensi delle voci indie femminili italiane e quali sono le tue artiste “di nicchia” e non preferite?
Penso che ce ne siano ancora poche! Ci sono tantissime artiste che meritano di essere scoperte e di raggiungere il successo al quale sono destinate. Per quanto riguarda le mie artiste femminili preferite, mi sento di citare l’intramontabile Levante, della quale ammiro molto la capacità di parlare di temi importanti come ha fatto in “Non me ne frega niente” oppure in “Andrà tutto bene”, con un’eleganza e ironia iconiche, Maria Antonietta, Veronica de “La Rappresentante di Lista” che ha una voce pazzesca, da brividi, Angelica, Joan Thiele, e beh, la stessa Giorgia con la quale ho condiviso il palco! Parlando di musiciste donne in generale credo di avere un debole per cantanti come Becca Stevens e Lala Hathaway, delle quali mi attrae la capacità vocale di un certo tipo, la tecnica e la bravura, a volte dello stesso timbro.
Cosa hai provato mentre eri sul palco del Fabrique per aprire il concerto dei Bastille?
Direi che non ci sono parole per descrivere quello che ho provato sul palco: l’esperienza più bella della mia vita, niente di meno. Quello che mi porterò dietro è sicuramente il pubblico attento e partecipe che mi ha dato una forza che mai avrei pensato di avere, la professionalità dell’evento, conoscere i Bastille di persone, le 3000 persone che battevano le mani e applaudivano. È stato davvero un sogno che si è trasformato in realtà.
Hai in programma delle date invernali?
Sì, ho in programma qualche data per l’Italia, ma per ora non posso svelare ancora nulla.
Ph. Credits @ Chiara Mirelli