Matteo Brioschi è il produttore di DISCO, album che ci ha fatto conoscere una delle voci più interessanti e fresche del momento: cmqmartina. (già nostra ospite, qui l’intervista)

In particolare, il brano lasciami andare! – inserito nella versione rmx di Deleted Soul nella compilation benefica HURRY UP! insieme ai migliori artisti della scena indipendente italiana e che l’ha fatta approdare alle fasi finali dell’edizione di x-factor in corso – sta diventando sempre più un successo. Saranno le atmosfere techno/house, sarà il testo deciso, saranno i beat, fatto sta che al giorno d’oggi creare un pezzo che sia allo stesso tempo catchy e non banale e che si sposi al meglio con la voce di chi canta, è sempre più difficile.

Matteo ha preparato un video in cui spiega come ha prodotto la track e noi non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di fargli qualche domanda sul suo lavoro e sul suo modo di vivere la musica.

Da appassionata di musica elettronica/techno sono stata catturata al primo ascolto dai beat iniziali di lasciami andare!. Come sono nati?

Anche io ne sono appassionato da un po’ di anni, ma solo ultimamente (negli ultimi 2\3 anni) ho deciso di approfondire al massimo questo mondo, un mondo che tutti pensano sia nuovo, nato con l’avvento del digitale, ma in realtà è fatto di synth e drum machine e che ha trovato la massima espressività già dagli anni ’70. I suoni sono nati perché dovevano essere quelli. E’ una risposta scema, lo ammetto, ma ogni produzione che inizio, dopo aver sentito l’idea e compreso il “mood” e il sentimento che voglio esprimere nel brano, inizio con il cercare per ore tra le centinaia di giga di campioni, loop e vst i suoni che poi ne formeranno il corpo principale. Nel caso di ‘Lasciami andare’ volevo ricreare un po’ l’atmosfera degli anni 90 della techno\house e modernizzarne i suoni. L’intento del brano è quello di cogliere subito l’attenzione dell’ascoltatore, e allora perché non iniziare subito con l’acceleratore a tavoletta? Inoltre credo che il forte di questo brano sia proprio l’arrivare al quid: intro, ritornello special e ritornello.. e via!

Come si raggiunge il giusto equilibrio tra musica e voce, senza che una delle due prevalga troppo sull’altra ma si esaltino a vicenda?

L’equilibrio, come in ogni cosa, è sempre difficile trovarlo, infatti non credo che ne esista uno assoluto, ma meno filosoficamente e più nel concreto nel mio campo penso che un giusto equilibrio lo si trovi nella capacità di togliere il superfluo. Non sembra ma è un lavoro complesso e minuzioso che si affina con il tempo grazie allo sviluppo di un gusto personale che in contemporanea però deve sempre essere sostenuto da una sensibilità artistica.
Credo inoltre che l’equilibrio in sé sia qualcosa di oggettivo: una canzone può non piacere o ‘non prendere’ per quanto riguarda il gusto, soggettivo per antonomasia, ma per quanto riguarda la produzione e composizione essere ben equilibrata. Spero di aver risposto in modo abbastanza esaustivo alla domanda! Anche io spesso cerco di darmi una risposta sul come trovare l’equilibrio.

Quanto incide un ritornello fatto bene nel determinare il successo di una canzone?

Il ritornello ormai è diventato la parte più importante di un brano, sbagliare quello significa sbagliare il brano. E’ complicato riuscire ad azzeccare qualcosa che piaccia, c’è sempre una rincorsa spasmodica del “devo trovare qualcosa che piaccia a tutti”, ed ha senso se si tiene conto che fare musica – produrre, comporre, cantare, suonare.. – è pur sempre un lavoro. D’altro lato in questo c’è dell’interessante, non tanto nel cercare di capire quello che piace, ma piuttosto quello che piacerà: personalmente reputo un ritornello o una canzone belli, quando riesco ad immergermi nel racconto sia verbale che di sentimento musicale di un brano.

C’è chi dice che nel mondo della musica per avere successo bisogna inventarsi sempre cose nuove. Quanto è importante, secondo te, al giorno d’oggi innovare e innovarsi continuamente?

Credo sia fondamentale innovarsi, innovare poi vien da se. E’ un lavoro in cui ormai bisogna essere costantemente aggiornati; con i miei colleghi spesso per ridere ci diciamo che in realtà facciamo tutto tranne che musica: PR di noi stessi, commercialisti, psicologi, fondamentale per riuscire a confrontarsi con gli artisti, ma soprattutto per capirli… non è del tutto errato! Io cerco sempre di innovare il mio modo di lavoro, uscendo dalla zona di confort, informarmi (forse anche troppo!) su ogni nuovo “plugin” uscito o su nuovi nomi di produttori interessanti; una lavoro di questo tipo credo sia fondamentale per poter poi innovare, ma soprattutto deve partire da noi la voglia cambiare qualcosa.