La CLUB NIGHT è ospiti live e abbracci itineranti, è market e design, è corpi sfioranti e djset con canzoni speciali. Il primo appuntamento del nuovo format targato Beat&Style, che si sposterà di club in club e ogni volta ospiterà lo show di un artista a sorpresa, è per domani, sabato 7 dicembre, all’Arci Marasma 51 di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia. Potrete ascoltare ottima musica, fare shopping e bere una birra in compagnia, scoprendo quanto di meglio c’è in circolazione sia per quanto riguarda i beat, sia a livello di style. E special guest della prima CLUB NIGHT non poteva che essere SETTI, la penna più geniale del cantautorato italiano. L’artista modenese canterà la sua personale e immaginaria visione dell’America e il suo mondo interiore, racchiusi nell’ultimo disco “Arto”, che si rivela nelle sue mille sfaccettature grazie a chi ha attorno e a chi lo ascolta, come una storia che cambia quando viene raccontata. Abbiamo fatto una chiacchierata con lui in vista del live, per toglierci qualche curiosità e avere delle anticipazioni sul suo show.

Chi (o cosa) è l’indispensabile per te?

Ciao! Uh! Domanda difficile e molto bella, penso che cambi nel tempo. In questo momento sei indispensabile tu che leggi questa intervista, se no sarebbe un monologo interiore. Poi mi piacciono molto alcune canzoni e dischi, ascoltarli durante il giorno mi fa molto bene.

Le tue canzoni sono malinconiche e nostalgiche, per quanto parlino di amore e relazioni. Qual è la canzone che ti fa più male cantare?

Diciamo che le mie canzoni non sono prettamente autobiografiche ma ci metto molte cose mie. Forse la più dolorosa, ma è un dolore che per me al suo interno ha anche una certa dose di bellezza, da cantare è “Orizzonte” che per me è un po’ un proseguimento di una mia canzone precedente chiamata “Seppia”. Anche nel live di solito segna una rottura. Preferisco non spiegare le canzoni, in ogni caso l’ultimo, “Arto”, è un disco che amo molto e che mi emoziona molto suonare live, in molti sensi.

I tuoi pranzi coi parenti sono devastanti come quello che canti in “Wisconsin?”

Diciamo che ho una famiglia molto frastagliata, quindi dipende. Ma, quando sono devastanti, lo sono letteralmente, cioè molto poco costruttivi. Alcuni altri sono meravigliosi, ho molti parenti, molte famiglie. In questi casi magari la devastazione è data dalla quantità di cibo. Il tentativo era in ogni caso quello di guardare con distacco e ironia a questi momenti, che per me possono essere universali e al tempo stesso caratteristici in ogni cultura e latitudine. È un momento ironico ma anche profondamente tragico per me, ineluttabile forse.

Leggendo i testi delle canzoni e i tuoi seguitissimi post sui social pare che tu sia solito vivere situazioni di paradossale quotidiano. Un po’ alla Carver, ma meno ciniche. Hai mai pensato a una raccolta di racconti brevi?

Ti ringrazio molto intanto, sei fin troppo gentile. Devo ammettere che ci ho pensato perché per me scrivere storie è molto rilassante, è come se mi raccontassi delle cose. Mi perdo e mi diverte molto. Poi mi piacciono le persone e le situazioni che vedo quindi quando sono in giro amo guardarmi attorno, sono curioso. Mi era già capitato in passato che mi chiedessero un racconto per alcune raccolte e da poco ne ho scritto un altro per il nuovo progetto di Felix Lalù, un disco in dialetto della Val di Non con libro allegato. Ho scritto anche la raccolta di racconti horror “Infarto”, uno per ogni pezzo del disco Arto, per un live di halloween. Ho scritto “Infarto” in una notte quindi è venuto molto grezzo, non ne sono totalmente soddisfatto, ma ho deciso di lasciarlo così, sgraziato. Ne ho ciclostilate un centinaio di copie e le regalavo a chi prendeva un disco ai live. Mi piacerebbe in futuro scrivere qualcosa, sto pensando a un formato più libero della classica raccolta di racconti. Mi spaventa anche un po’ l’idea, quindi è una cosa positiva. Poi c’è il giallo-game live sulla Signora in Giallo ma quello è una specie di reading.

Il tuo pezzo preferito degli Smiths? E di Battiato?

Hai beccato due dei miei autori di canzoni preferiti, molto formativi. Morrissey e Battiato poi sono due dei parolieri che mi piacciono di più in assoluto e nel disco faccio riferimenti e cito entrambi, rispettivamente in “Stanza” e “Mi Mancavi”, che sono il primo e l’ultimo pezzo di “Arto”. Amo moltissime canzoni e, come capita spesso con in miei preferiti, quelle che ascolto di più cambiano a seconda di quello che mi succede nella vita. Diciamo che, se proprio devo sceglierne due che mi piacciono sempre, posso dire: “Still Ill” degli Smiths, anche per la chitarra di Marr, e “L’ombra della luce” di Battiato. Davvero potrei aggiungerne molte altre, specialmente con Battiato vado molto a periodi e mi piace tantissimo anche Morrissey solista.

A casa di qualcuno, con le Tacobellas oppure in una biblioteca comunale, i tuoi live sono sempre speciali: hanno sempre gli stessi tratti, ma si adattano a seconda dei contesti. Hai in mente qualcosa per la B&S Club Night?

Grazie di cuore, io mi sto divertendo ed emozionando molto a suonare questo disco nelle varie situazioni. Il live per me lo fai poi con chi è lì ad ascoltare, quindi è sempre diverso ogni volta. Ogni anno faccio un piccolo minitour delle feste a dicembre e gennaio e regalo un piccolo EP di inediti di Natale fatti in casa in free download a chi mi segue, a chi ha piacere di ascoltarlo. Di solito i pezzi degli EP natalizi, che ormai sono circa una decina, li suono solo in queste occasioni e recupero alcune cose più vecchie o che suono più raramente, cover, altro. Farò anche canzoni del nuovo EP che ho registrato con Mauro da Re e La Mela e che uscirà a febbraio 2020. Questa sarà la prima data, una preview. Mi sono innamorato di una canzone in particolare ultimamente, non mia e molto distante da me, è capitato un po’ per caso e la cosa mi ha spiazzato. Penso che la suonerò di sicuro alla serata B&S Club Night.