“Per me questo è un vero e proprio inizio. Parlo di una fase di vita che tocca tutti e del quale non si parla abbastanza e, se se ne parla, lo si fa nel modo sbagliato: la post-adolescenza.”
Non solo un disco, un viaggio nella delicata fase della post adolescenza attraverso una produzione convincente, a tratti intimamente avvolgente, a tratti danzante, a metà strada fra indie e synth-pop. Il debut album del giovane cantautore milanese classe ’95 Nicola Lombardo, da cui è stato estratto il nuovo single videoclip ft. Marlò, il cui nome Bosco da anche il titolo al disco, unisce le sonorità synth-pop (chiaramente ispirate all’era ‘Body Talk’ di Robyn) a testi che hanno come scuola cantautori italiani quali Maria Antonietta e Brunori Sas.
Il concept del disco, uscito ad aprile 2019 su etichetta Bianca Dischi / distr. Artist First, arrangiato insieme al producer Roberto Macis (che ha lavorato tra gli altri con Rocco Hunt, Salmo, Entics, Clementino), ruota appunto attorno alla post-adolescenza: 11 brani che Nicola ci racconta qui in esclusiva, traccia dopo traccia, ripercorrendola attraverso diverse tematiche. Precarietà, amore per sé stessi, situazioni sentimentali (nel suo caso a tinte arcobaleno), consapevolezza di sé.
Mattino
Un brano nato da una contemplazione notturna, di cui ho scoperto un significato nascosto, per caso più o meno due mesi fa. È un brano che parla di quanto sia bello uscire dalla propria zona di comfort e conoscere ciò che non ci appartiene, l’altro.
Ho scritto i primi versi in piena notte, quando mi sono svegliato e mi sono guardato attorno: c’era la mia gatta, Vesta, un aereo che passava, il cielo violaceo.
La danza dei passi falsi
Parla di situazioni a metà. Attinge a mani piene dal mio immaginario abitudinario fatto di treni, spesso in ritardo, spesso si parla della Milano – Mantova come linea piena di disguidi, proprio questa ha ispirato il brano. Si parla d’amore, di insoddisfazione e di relazioni a distanza, con tutti i dubbi che queste possono comportare.
Bosco (feat. Marlò)
A posteriori “Bosco” è una sorta di canto di speranza. Canto “arriverà il momento giusto per non sentirsi a metà” per convincermene. Delineo una situazione che spesso torna. Le cosiddette “lacrime da coccodrillo” di chi continua a fare gli stessi errori. Per questo brano ho pensato a una collaborazione perché sentivo la necessità di coinvolgere terze persone in un brano con un beat simile. Ho pensato a una mia amica, Federica di Marcello, in arte Marlò. È una delle cantautrici più ferrate che io conosca. Se non l’avete mai ascoltata, cercate “L’ultima notte sulla terra” e “Via Borsi”.
Albero
Quando ho scritto questo brano, avevo letteralmente capito che non stavo più scherzando, che le superiori erano finite. Che dovevo arrivare, darmi un senso, studiare, non perdere tempo. Poi negli anni di tempo ne ho perso, ma sempre a buon fine. Le parole di “Albero” derivano da uno stato di insicurezza e ansia dovuto a tutte queste pressioni sociali, in parte, autoimposte. Il contributo fondamentale, nella composizione, è stato di Cordio (senza il quale sarebbe stato un brano radicalmente differente). La produzione poi è ripartita da me e da Roberto Macis.
Mood
In “Mood” ho voluto raccontare un immaginario che mai ha preso vita se non metaforicamente o nella vita di tutti i giorni. La goffaggine mi accompagna da sempre, nella vita sentimentale trasforma il romanticismo in spam. La situazione ipotetica di questo brano mi ha perseguitato per tantissimo tempo. A un certo punto ha smesso.
Post
In questo brano prendo a metafora un piccolo problema di vertigini di cui soffro da sempre. Quando ho finito di scrivere questo brano, ho capito che stavo parlando di post-adolescenza, ho capito davvero l’esistenza di un filo conduttore in tutti i miei brani. Il ritornello è volutamente uguale a quello di “Bosco”.
Friendzone
A chi non è mai capitato? La friendzone: tipico errore di comunicazione tra due persone ipoteticamente coinvolte in qualcosa di sentimentale. Se non sbaglio, MTV ci fece un programma televisivo, più o meno coevo di My life as Liz e di Jersey Shore. Che tempi. Qui racconto un mio, esilarante, episodio. Stiamo lontani dalle situazioni equivoche di questo tipo.
Rabbia
Qui voglio parlare di qualcosa più grande di me. Più si cresce e più si teme di perdere le persone care, più ciò succede o può succedere, e più ci si sente impotenti davanti a ciò che non ci riguarda, a ciò di cui non possiamo essere i veri e propri eroi.
Inghilterra
Un brano senza ritornello, fatto di cose non dette. Un delineare di circostanze malinconiche. L’altra persona è partita. Non tornerà, eppure bastava un “mi manchi” a riassumere questi versi. L’ho scritta nel 2017.
Lettera
Inizialmente doveva chiamarsi “Lettera d’amore per un pirla ignoto”, una sorta di FAC SIMILE da utilizzare per tutte le volte in cui non avrei potuto scrivere canzoni. Ci sono dentro un po’ di situazioni miste, seppure sia stata ispirata da una in particolare. È un monito per me stesso: come direbbe il mio amico Amerigo, “non sottonare!”.
Eroe
In realtà ho scritto questo brano per autoconvincermi di alcune cose. Dovrei iniziare a scrivere canzoni per ricordare i testi universitari come Hannah Montana con il ballo delle ossa. Dunque, è un prolungamento di “Lettera”, un volermi rimettere al mio posto senza più compromettermi, per nessuno. Se ha funzionato? No.