“Ascoltava AIR, Apparat, James Blake, Andy Shauf ma, al giungere della nostalgia, in cuffia giravano Giorgio Poi, Dalla, Bertè, I Cani, Tiromancino. Desiderava creare un proprio sound, unire la forza dell’elettronica e l’umanità degli strumenti acustici al cantautorato italiano, per far emergere la propria essenza artistica. “

Così ha preso forma Sospesi: un racconto di forze contrastanti, di ciò che si è stati e di ciò che si diverrà, una tela fatta di luci e ombre che parla di una tregua dal mondo, il nuovo album di Nularse.

Sospesi come ci racconta l’artista è il limbo in cui la nostalgia gioca con il futuro, in uno stato d’animo che ricorda quei dolci attimi passati sotto alle coperte prima del risveglio. La necessità di fare un disco che parlasse di attese che hanno cominciato a prendere forma durante un lungo periodo passato all’estero, nel quale si sentiva sospeso tra fascino e timori di un luogo a cui sapeva di non appartenere. La lontananza da casa ha fatto crescere l’esigenza di raccontare quelle sensazioni in italiano, discostandosi dai lavori precedenti, per dare un contorno piu chiaro a pensieri ed emozioni.

Anticipato dal videoclip di Non cambierà, Il disco uscito lo scorso 29 marzo via Fresh YO! Label vede anche la collaborazione di uno dei più importanti musicisti italiani, Saturnino, storico bassista di Jovanotti, che col suo tocco inconfondibile ha voluto partecipare al brano È tutto qui. 9 brani da ascoltare lasciandosi trasportare dal racconto in prima persona, traccia dopo traccia, di Nularse .

INCANTATO
Questo brano mi è girato in la testa per mesi e mesi, forse anni. Avevo il ritornello e la strofa, ma la veste non mi convinceva. Poi son riuscito a trovare un legame tra l’ossatura elettronica e l’arrangiamento delle chitarre. È una canzone che parla di contrasti, di luce e di buio, e volevo che anche la musica rispecchiasse questa attitudine. È un brano delicato e potente, pop ma senza tematiche pop. È una preghiera per non cadere nel lato oscuro dell’amore.

NON CAMBIERÀ
Ho scritto questa canzone pensando a tutte quelle volte in cui mi adatto alla situazione, in cui lascio correre e mi adeguo ad un mondo che non mi piace e che non condivido. Mi sento perduto, senza nulla a cui stare attaccato, alla mercé degli altri. Voleva essere uno sprono: il mondo non cambia, smettila di adeguarti, comincia a lottare.

RUGGINE
Ruggine parla dell’inverno, dell’essere oppressi dal non far nulla. In “Sospesi”, è uno dei pochi brani che parla di fuggire dal limbo. L’ho pensato in un grigio pomeriggio londinese, scritto e registrato in tre giorni. È venuto fuori in un respiro, si vede che avevo proprio bisogno di andarmene via.

TREGUA
Sono partito dall’immagine di me che guardo il mare ad agosto, di mattina, quando ancora non ci sono turisti. Io che cammino verso il mio mare, mi ci immergo e mi trovo sospeso nel mezzo, con nessuno attorno, solo la brezza che si confonde col mio respiro. Io che penso a quello che sono stato, a quello che potrò essere. È un brano molto intimo, forse il più cantautorale del disco, in cui penso se effettivamente valga la pena farsi del male, continuare a pensare a passato e futuro, senza vivere il presente.

AL SICURO
Questo è il mio inno al dolce far nulla, al procrastinare la vita, all’attendere tanto per fare. Alle domeniche mattina spese stando a letto fino a mezzogiorno. A volte ci vuole coraggio per sprecare il tempo così, ad accantonare la vita, anche se solo per qualche ora.

SOLTANTO NUVOLE
È il ritratto di una persona svuotata dalla vita. Un elenco di cose piccole ma buone, però come se fossero ricordi che vagano in una stanza vuota.

STIAMO CADENDO
L’ho scritto pensando ad un rapporto dove è l’altro a decidere per entrambi e non c’è nulla per cambiare le cose. Un inno all’inevitabile. Pensavo ad un oggetto lanciato in aria che DEVE cadere, ed è questo suo destino che dà senso al tutto. Quante volte cadiamo per amore?

È TUTTO QUI
È il pezzo fatto con Saturnino. Cassa dritta, un giro di basso che tende al funk, un richiamo ai Boards of Canada. Il testo è in loop, come se fosse una preghiera, affinché quello che abbiamo, una volta per tutte, possa bastarci.

1999/Sospesi
È un pezzo che parla di quando ero un bambino degli anni ’90. Lo fa senza parole, solo con l’uso del flauto, suonato male, ritmicamente claudicante, e un arrangiamento semplice. Ho deciso di non dare una forma precisa al brano, di farlo entrare in un mare di riverbero, come se dal dormiveglia si passasse al sonno. Questo brano che conclude il disco si attacca sia armonicamente che ritmicamente ad Incantato, che invece apre l’album, con la frase “Ho sognato”. È un ciclo.