Meise non è altro che l’esternazione dei sentimenti, senza filtri o paura di essere giudicati o fraintesi.
Questo pseudonimo è nato anni fa quando decise di trovare un modo alternativo per esprimere qualcosa al suo prossimo.
Il nome deriva dal romanzo di Luigi Pirandello “Il fu Mattia Pascal”, letto durante gli anni scolastici, e come il protagonista, Mattia, che cerca di rifarsi una vita sotto il nome di Adriano Meis, il cantautore cerca di vivere attraverso Meise, pur sapendo che nel suo letto dormirà sempre Mattia, come Mattia che tornerà nel suo paese alla fine del romanzo.
Pezzi, il cui videoclip è oggi in premiere su B&S, parla della insoddisfazione nel vedere persone che brillano rinchiuse in una realtà che non le appartiene, per essere conformi alla società o semplicemente per necessità.
Gli esempi sono tanti, c’è chi lavora tutti i giorni in un posto che non gli piace e magari è un ottimo pittore, oppure chi non ha i soldi per comprarsi una fotocamera eppure potrebbe fare delle foto da pelle d’oca.
Pezzi fuori per Grifo Dischi parla anche di amore, e sembra logico che quando ami una persona vorresti che quest’ultima fosse realizzata, anche se nessuno di noi potrà mai essere pienamente realizzato nella vita, e ti si stringe il cuore vedendola fare un lavoro che odia per arrivare a fine mese, anche se in pochi hanno la fortuna di avere un lavoro che amano.
“Il video è una sorta di rappresentazione visiva del mio mondo interiore ed emotività di questi ultimi mesi, un’introspezione dei miei sentimenti. Le immagini sono mescolate a creare una spirale di luci e ombre, positività e negatività, verso una rinascita interiore ma consapevole del proprio passato.”
Pezzi di una vita che vengono rotti per arrivare infine ad essere risanati, attraverso una sorta di “kintsugi” se vogliamo, arte visiva giapponese in cui qualcosa di rotto, di spezzato e in frantumi, può rinascere sotto nuove spoglie se riassemblato usando preziosi in una luce completamente diversa e nuova, impreziosita dalla rottura stessa.
Un messaggio quindi, per comunicare che è sempre e comunque possibile un awakening, rendersi felici, trovare la propria strada anche nel buio.