Blond. Frank Ocean. Agosto 2016.
Ragazzi e ragazze non piangete più, Frank è tornato.

Sono passati 4 anni da Channel Orange, uscito nel 2012, primo album di Frank Ocean. Osannato dalla critica e amato dalla sottoscritta.

Visto che sui social è il trend topic del momento, ho ascoltato Blond continuativamente per 8+8 ore in due giorni di ufficio con le casse rubate all’Anna della scrivania a fianco e, siccome odio le recensioni lunghe, inauguro la recensione a punti:
1. Frank Ocean anche se è nero e gay, Texano adottato dalla California, parla come tutti di amore, solitudine, droga, sesso e della mamma. Lo fa però meglio degli altri, con una voce e una delicatezza che fanno venire i brividi.
2. Al primo ascolto non capisci niente, come quando incontri un figo; forse hai solo le farfalle nello stomaco.
3. Alla decima volta che lo risenti pensi che sia effettivamente meraviglioso perché pur non avendo nemmeno un pezzo orecchiabile/molto pop/catchy e non capendo proprio benissimo i testi, ti rimane dentro e ti senti proprio come se fossi li con lui.
4. Se comunque siete proprio anti hip hop (e già non vuole più dire niente) e vi sembrano 17 canzoni uguali, forse siete troppo Maschi alternativi per capire i sentimenti. Pensate almeno che il terzo pezzo si intitola pink+white (vagina+cocaina) e tiratevi un po’ su il morale.
5. Alla fine ti senti esattamente come quando sei innamorato e fatto. In un mega batuffolo di cotone. Se non vi piace essere innamorati o fatti non ascoltatelo. Per tutti gli altri ne vale la pena.

BEST TRACK: Ivy