Un progetto complesso, ricercato e senza confini, che è una (vera) novità assoluta nel panorama musicale contemporaneo, muovendosi fluido tra reale e visionario, in una lingua rapida e personale che non rinuncia a incursioni in rumeno, in inglese e in francese, e una sessualità che non conosce distinzioni di genere, dove maschile e femminile si sovrappongono in un gioco di ambiguità. Rareş, sperimentatore disinvolto e curioso, mette a segno un album che considera a tutti gli effetti il suo primo vero disco e che rappresenta l’equilibrio perfetto della sua natura funambolica e inafferrabile: Femmina è creatività e impulso artistico, leggerezza freschissima e densità profonda, improvvisazione e ricerche durate anni, il risultato più maturo e organico del suo animo multiforme, capace di contenere nelle 13 tracce che ci racconta, l’electro pop, il punk, il romanticismo e l’hyperpop che incontrano l’eclettismo alla Frank Zappa.
Il tour del giovane artista nato a Birlad in Romania, cresciuto tra le acque salmastre della Laguna di Venezia e trasferitosi a Bologna partirà il prossimo 19 marzo da Camposanto (Modena) al Fermata 23 per proseguire il 30 marzo a Torino a Magazzino sul Po, il 31 marzo a Venezia ad Argo16, il 15 aprile al Covo Club di Bologna e il 26 maggio al MI AMI Festival al Circolo Magnolia a Milano.
ruvida
Piccola esperienza elettroacustica di durata sotto al minuto, nata per gioco. Le parole ci sono arrivate mesi e mesi dopo, quando ormai era chiaro dovesse essere l’introduzione a Femmina. È quello spirito giusto per introdurre il lavoro.
Femmina
Questo brano è la chiave di lettura del disco. Una volta arrivata lei, tutto il resto ha preso senso e ha chiarito anche a me l’elemento della ricerca ossessiva della “femmina” e della femminilità. Non è però fra le più vecchie del materiale. A livello di sound ha un bilanciamento molto personale, che ha influenzato altri brani come Ahinoi e JK: qui il primo tentativo con tentativi come ad esempio quei synth distorti e acidi.
Ahinoi
L’ho scritta mentre finivo la lettura della bibbia ed iniziavo il corano. Ero bello sbilanciato; c’è una grandissima affinità fra questi due testi sacri ma anche una lontananza astrale, e quindi vivevo un forte senso di attrazione/repulsione nell’approcciarmici. La canzone ha lo stesso movimento interno di vicino/lontano, tendere agli opposti. Le voglio bene perché dentro Femmina è l’unica che si spiega veramente per quella che è”.
You be my
Campo di intense battaglie nella produzione. You be my appartiene al primo girone di brani, quelli improvvisati. La versione attuale, quella del disco invece, ha un hook che fa “You be my baby, dio mio”. Cercavamo vibes a là Ronettes, una specie di hook doo-woop moderno. Per il resto anche qui tutto il testo è improvvisato, ma in questo caso ricantato per una maggiore chiarezza all’ascolto.
Fazzoletti
Fazzoletti è un pezzo raggaeton. Ci ha messo mano anche Novecento. Ha questa particella che ritorna, “cascame capcane cascame, beibo”. Capcane vuol dire trappole in rumeno e “beibo” è come Damiano di Panico dice/scrive “baby”. Per qualche motivo mi è uscita così e l’ho tenuta. Fa parte dei brani nati improvvisati, le take sono tutte quelle iniziali. Nonostante sia massimalista e piena di suono, ambisce a essere fra i pezzi più leggeri del disco. C’è un punto che mi fa molta tenerezza verso la fine del brano: quando ripeto due volte la frase “Io quelle lì, mamma non le tocco per rispetto di tuo padre morto” e la seconda volta mi rendo conto di cosa sto dicendo e ridacchio un po’ disagiato mentre canto.
Como tu y yo
Como tu y yo nasce dal motivo ritmico che si sente all’inizio, che altro non è che una sezione di ottoni di un pezzo di Chuck Berry pesantemente processato. Anche qui, melodia e testo sono improvvisati. Un aneddoto funny è che mentre ci lavoravo, vivevo in una casa studentesca ed era febbraio 2020. Completamente ignari di quanto sarebbe accaduto, la sera che producevo il pezzo c’è stata la più grande festa mai fatta in quella casa da quando abitavo lì, c’erano sessanta persone per casa, ma io ero preso male e sono stato chiuso in camera a fare Como tu y yo. Le voci sono così sgranate perché nell’autotune entrava tutto il rumore che quella sera era in casa ed è rimasto così: Il motivo? Non volevo rifare le take.
JK
JK = just kidding, un titolo provvisorio poi rimasto tale. Questo è il brano successivo alla prima esperienza improvvisativa. È molto giocoso e con tanti di personaggi al suo interno. Personalmente lo vivo come un sequel narrativo e musicale del disco: gli eventi si sono tramutati in ricordo e si tirano le somme su quanto accaduto fino ad allora.
Peggiore mossa
Una delle poche scritte chitarra e voce. Ha avuto due vite: la prima è finita con la rottura del hard-disk che conteneva lei e tutto il resto del disco. A differenza degli altri brani, dove sono riuscito a risalire ai progetti, questo era insalvabile ed era ancora troppo abbozzato, non si poteva usare così. La seconda vita dunque è iniziata quando ho affidato la produzione del pezzo a Marco Giudici, se ne sente molto il tocco e non avrei potuto prendere una decisione migliore.
Iubi Kiss Me Iubi, Se piangi tu, (fanno miao)
Tre brani sorelle, che non mi sento di separare fra loro perché sono quelle dove lo schema compositivo si sente molto esplicitamente: il brano inizia con una chitarra in loop e sopra si sviluppa un discorso vocale e strumentale che tende a iniziare piano e complicarsi via via verso la fine. È come se fossero degli studi preparatori, ognuno con caratteristiche distinte ma molto vicini fra loro. Un dettaglio molto ingenuo e che connota temporalmente il lavoro è l’inizio di Se piangi tu dove canto “Lascialo stare è vecchio e non ha vissuto un’epidemia come la mia”: era appena iniziato il Covid e non usavamo ancora la parola pandemia.
Tramacci
Tramacci è l’ultimo arrivato, salvato in corner dalla produzione di Redmattre e dalla strofa di Novecento. Era questa bozza di cui mi piaceva molto la mia resa, il testo, la saturazione del microfono, ma che non riuscivo a chiudere. Parlandone con Pierpaolo, Redmattre, si è entusiasmato di metterci mano e in qualche modo si è trasformato in un’occasione di chiudere il disco con una collaborazione capace di aggiungere dettagli al panorama sonoro complessivo. Mi dà sempre l’idea, come nei videogiochi che offrono più finali, che questo e Vasca si equivalgano nel ruolo di chiudere l’ascolto. Questo è il finale cattivo, Vasca il finale buono.
Vasca
La nonna del disco. Questo brano è stato scritto gli stessi giorni di Mille macchine (Folk_2021), quindi autunno 2018. Un brano che ho sempre voluto uscisse, ma talmente a sè che non mi aveva ancora dato l’occasione. Sono ancora innamorato dell’arpeggio che costituisce lo scheletro del brano; purtroppo non posso più riprodurlo dato che il software che ho usato in quell’occasione non riesco più ad ottenerlo. Inoltre, per raggiungere gli ultimi dettagli, siamo dovuti partire da un MP3 trovato per caso perché l’hard-disk mi ha abbandonato a metà lavori. Nonostante tutto, è sopravvissuto al tempo ed è diventato la crazy love song di fine disco.
Rareş cover photo (c) Bianca Peruzzi