La definizione di artista gli sta stretta perché, come dice lui, “chi lo sa poi cosa significa”. Eppure ogni suo lavoro ci sembra impregnato d’arte. Il regista Rino Stefano Tagliafierro, autore dell’ormai celebre Beauty, il video in cui i dipinti prendono vita, ci ha accolto nella sua casa piena di teschi e oggetti bizzarri per parlarci di erotismo, trasformazione e contrasti.
Tra le sue ultime fatiche c’è Peep Show, il cortometraggio animato che il 19 gennaio verrà proiettato a Torino per l’inaugurazione del Fish&Chips Film Festival.

Peep Show e Beauty: quali differenze e quali punti in comune ci sono tra questi due progetti?

Peep Show è un intrattenimento erotico multimediale. Lo spettatore, per circa sette minuti, viene trasportato lontano dalla realtà, in una dimensione onirica e all’interno di situazioni scollegate tra loro. Beauty, invece, è un unico racconto lineare in cui vengono attraversate le varie tappe della vita in un saliscendi di emozioni. Certo, la tecnica è la stessa e in tutti e due i casi mi sono servito di opere d’arte, ma le finalità sono totalmente diverse.

Peep Show non è solo un video, ma fa parte di un progetto più articolato. Puoi raccontarci qualcosa del concept che ci sta dietro?

Con questo lavoro ho voluto rispolverare il concetto di intrattenimento dei primi peep show e renderlo contemporaneo. In passato, per assistere a uno show erotico era necessario inserire fisicamente una moneta in un meccanismo reale. Nel mio caso, dato che lo spettacolo è virtuale, è sufficiente pagare 1 euro con paypal o carta di credito.
Ho costruito un sito che contiene il video, la sinossi, il trailer, la storia, la ricerca iconografica raccolta su Pinterest e la lista delle opere con le relative gif. Come fossero dei mini teaser, le gif servono per catturare l’attenzione e portare visitatori sul sito. Dato che storicamente il peep show è stato creato per la visione di una singola persona, sto pensando di adattare il mio progetto anche per i visori VR.

Cosa accomuna erotismo e arte?

C’è un filo sottile che li lega. Li ho inseriti in un unico progetto perché entrambi hanno il potere di suscitare in me emozioni equivalenti: offuscano la mente, trasportano altrove e mi danno un’ottima ragione per vivere.

Ora passiamo ai videoclip. Nel 2016 hai firmato la regia di Bloody Faces degli Optogram e di Closer di Anil Sebastian. In entrambi i casi hai giocato con la deformazione dei corpi, tema ricorrente anche in molti tuoi lavori passati. Cosa ti affascina del corpo umano e cosa pensi che possa raccontare?

Ossa e teschi sono la mia ossessione. Mi piace l’idea che dentro di noi ci sia una struttura viva, un ingranaggio che cresce, muta e invecchia. Nei miei video utilizzo i corpi sia come involucri vuoti, sia come contenitori di emozioni. Dopotutto sono nato negli anni in cui la tematica della mutazione era già da tempo al centro della ricerca di numerosi registi, David Cronemberg su tutti.

In Beauty, My Super8 e Riverside sono evidenti dei cambi repentini di atmosfera. La gioia diventa angoscia, l’amore muta in odio e la purezza si corrompe. Vuoi parlarcene?

Tutto il mio lavoro si basa sui contrasti: luci e ombre, positivo e negativo, buono e cattivo. Questa dualità è evidente soprattutto in My Super8, in cui l’amore tra due sorelle si trasforma in odio. Per capire meglio la realtà ho bisogno di confrontarmi con il lato oscuro delle cose.

Quali sono i tuoi riferimenti?

Alla base della mia ricerca ci sono pittori come Dalì e Magritte, registi come David Lynch e Chris Cunningham, fotografi come Luigi Ghirri e Anthony Goicoloea e artisti contemporanei come Matthew Barney e Nagi Noda. Ma non sono i soli. Tutti gli artisti con una chiara componente surrealista hanno su di me un forte impatto.

Insieme a Vinicio Bordin e Paolo Ranieri hai fondato nel 2013 lo studio di video design KARMACHINA. Nel sito si possono vedere numerosi lavori di videomapping. Come vi rapportate allo spazio e qual è il vostro approccio nei confronti degli edifici su cui intervenite?

Tutti i nostri progetti hanno una forte identità artistica. Non ci interessa fare “i fuochi d’artificio”, ma preferiamo raccontare una storia. Contenuto, estetica e sound design per noi devono sempre essere in perfetta armonia. Spazi e architetture non sono tele bianche che sfruttiamo a nostro piacimento: sono i protagonisti della scena, elementi fondamentali che ci concedono, per una sera, di giocare con loro.

Domanda di rito: c’è un personaggio del cinema, della letteratura o della tv in cui ti rispecchi? Chi e perché?

Considerando che balliamo allo stesso modo, direi il nano di Twin Peaks!

 

 

Credits: Ph. e Video courtesy rinostefanotagliafierro.com