C’è un anima profonda, a tratti tormentata ma potente in “Schianto EP”. Chiudendo gli occhi l’ascolto ci trasporta in una dimensione surreale, lontana dal consueto, caratterizzata da flussi sonori di matrice elettronica e dal racconto magico, incalzante, drammaticamente forte di Sarah Stride.
Ad un mese esatto dall’uscita del singolo “I BARBARI” estratto dal nuovo ep pubblicato ad aprile (che anticipa il full album in arrivo a fine anno), a pochi giorni dal primo live Milanese al MASADA, abbiamo raggiunto Sarah per farci raccontare direttamente con parole sue, questo inedito e unico progetto musicale.
Schianto, il figlio di Giove, i Barbari, Megasentimento. Che peso hanno per te le parole?
Le parole sono sacre, sono soglie, sono lo scheletro delle cose, sono la prima vera magia che l’uomo possiede.
Per me hanno un sapore, un odore, una forma, un suono ancora prima di avere un significato. Nonostante alle volte possa essere un tormento trovare l’esatta corrispondenza tra l’intenzione e la parola, trovo che sia una delle ricerche più entusiasmanti che si possano sperimentare. Mi piacerebbe riuscire ad assomigliare il più possibile alle parole che utilizzo!
I testi, realizzati in collaborazione con Simona Angioni, hanno un ruolo rilevante nel progetto. La scrittura prima ancora dell’arrangiamento?
Si, in questo nuovo lavoro i testi sono stati la prima cosa ad arrivare, ancor prima delle idee melodiche e compositive oltre che di arrangiamento. Come ti dicevo le parole quando nascono hanno già un loro timbro e tutto il mondo sonoro che abbiamo creato è ruotato intorno alla suggestione che le parole rivelavano. E’ stata la prima volta in cui ho lavorato a quattro mani alla scrittura dei testi e devo dirti che è stata veramente una rivelazione. A parte la grande sensibilità ed esperienza di Simona, con la quale lavorare significa davvero condividere uno spazio sacro, credo che la presenza dell’altro ci autorizzi ad essere meno spietati con le proprie idee, a non censurare, bocciare, giudicare ciò che in solitudine probabilmente andrebbe distrutto.
Chi sono i Barbari del tuo nuovo singolo?
Mi piace pensare che non esista una precisa definizione per i Barbari che sono arrivati nella nostra canzone. Potremmo essere noi umani, che nella nostra necessità di appiattirci all’interno di risposte e significati abbiamo completamente perso il pensiero mitico e la capacità di relazionarci al mondo con quello stupore e meraviglia che solo i bambini riescono ancora a percepire. Oppure i Barbari sono coloro che potrebbero tornare ad insegnarci com’era. Quello che è certo e che nel continuo cercare di scagionarci, i Barbari sono sempre gli altri.
Quanto è stato difficile connettere mondi diversi quale la melodia italiana e l’industrial rock con sfumature elettroniche.
In realtà non lo è stato affatto, questo disco ha avuto la grande fortuna di fluire in modo molto organico e con una comunione di intenti davvero rare nella mia esperienza. Kole Laca con le scelte di produzione artistica ha saputo costruire un mondo, giocato molto spesso sui contrasti, perfettamente aderente sia alle tematiche dei testi che alle idee compositive germinali riuscendo a valorizzare il respiro della mia voce nonostante l’utilizzo di un’elettronica molto scura e per niente conciliante.
E quanto c’è di nuovo e quanto dell’importante background artistico di Sarah Stride in questo EP?
Onestamente credo che questo ultimo lavoro sia indubbiamente quello che mi assomiglia di più e che più è riuscito a far coesistere aspetti tanto diversi tra loro. Da anni sentivo la necessità di indagare più in profondità una modalità di scrittura e arrangiamento decisamente più scura e che contemporaneamente potesse mantenere l’importanza dei testi, una vocalità piena di phatos, l’apertura della melodia, rimanendo però asciutta e minimale.
Quali altre forme artistiche hai sperimentato? e che Sarah c’è oltre la musica?
La musica è sempre stata la mia modalità di espressione principale ma ho una formazione accademica legata alle arti visive e ho un modo di pensare e comporre sempre molto legato alle immagini.
Amo i luoghi in cui discipline artistiche diverse tra loro si incontrano dando vita ad un terzo spazio che per me è quello della trasformazione.
Non saprei dirti che Sarah c’è oltre la musica, per me è sempre tutto molto intrecciato, vedere un film, una mostra, leggere, ridere, guardare gli alberi è comunque fare musica o meglio è immagazzinare ciò che poi lo potrà diventare.
Cambiando completamente discorso, se dai uno sguardo alla attuale scena musicale italiana dove ti posizioneresti? Cosa e chi ti piace in particolare?
Non ho mai avuto la “compagnia” quando ero ragazzina e faccio molta fatica ancora oggi a relazionarmi con le “scene”! Credo molto nelle voci fuori dal coro, nei progetti difficilmente definibili e classificabili ma che al loro interno mantengano grande preparazione e serietà. In questo senso se dovessi dirti a quale artista mi sento più vicina in questo momento in Italia, ti direi sicuramente a IOSONOUNCANE.
Venerdì 16 giugno sarai in concerto a Milano accompagnata da Kole Laca (Il teatro degli Orrori) e Alberto Turra. In un certo senso giochi in casa, cosa dobbiamo aspettarci da questo live?
Si, gioco proprio in casa e non vedo l’ora! Per chi non ha ancora visto questo live ma conosce i miei precedenti dischi e la formazione con la quale li abbiamo portati in giro (basso, batteria, chitarra), dovrà aspettarsi un concerto completamente diverso. Il live è molto elettronico e oltre alla forma canzone tradizionale ci saranno molti momenti di improvvisazione e sperimentazione sia musicali che visivi.
Ci puoi anticipare qualcosa sul tuo prossimo album in uscita a fine estate? Qualcosa che ovviamente non si potrebbe dire!
Aiuto, che domanda difficile! Ti dico solo che per il video di Megasentimento, in uscita a settembre ho letteralmente volato a corpo libero senza ali e senza paracadute….