Oggi scattiamo una canzone con Pieralberto Valli (PAV), cantautore unico nel panorama italiano: basi rock/elettroniche con testi colti, parole che creano un flusso di immagini poetiche, canzoni che fanno sognare e rimandano al mondo letterario.
A due anni dall’uscita del primo album “Atlas”, e se ve lo siete persi vi consigliamo caldamente di recuperarlo inziando dalla nostra intervista, esce “NUMEN” che sarà “un disco lungo un anno”. A partire infatti dall’11 gennaio sono state e verranno svelate una alla volta le 15 canzoni dell’album fino alla fine del 2019, quando saranno raccolte nel disco stesso. Ad oggi sono già uscite per Ribéss Records e potete ascoltare su tutti i digital store Non fare tardi, Profumo e Moltiplica.
Visual di Johanna Invrea
Noi di Beat&Style che amiamo musica, letteratura e poesia ma che ci divertiamo anche a giocare con le immagini e l’ironia, abbiamo dato a Pieralberto un compito non facile: 6 immagini per altrettante canzoni, e il risultato è veramente interessante nonché inaspettato! Grazie Pieralberto per la disponibilità e i bellissimi pezzi scelti.
Siamo nel 1998, al Liceo Scientifico di Forlì, che cominciavo a saltare a giorni alterni. Non ne potevo più del quotidiano furto di ossigeno a cui ero sottoposto, come nel peggiore esperimento di condizionamento dell’epoca Maccartista. Ero riuscito a comprarmi una Fiat Tipo usata, e mi facevo cassettine con tutta la musica che ascoltavo e che andavo rubando da tutti i miei conoscenti. A scuola c’era un supplente di Arte, non ricordo il nome. Ricordo solamente che mi diceva “Valli, lei ha un profilo greco”. Non sono mai riuscito a stabilire se quella frase fosse un complimento o una presa in giro. A scuola andavo il meno possibile e, anche quando andavo, facevo attenzione a non portarmi dietro il mio cervello. Però ricordo quell’anno, dentro alla Fiat Tipo grigia, con la cassetta di Mezzanine che faceva tremare l’abitacolo e io che organizzavo la mia fuga verso l’Inghilterra, dove mi sarei poi trasferito il giorno seguente alla fine delle lezioni. Nike è la vittoria, la vittoria della propria autodeterminazione.
“Risingson” (Massive Attack)
Per associazione fotografica mi vengono in mente i Blonde Redhead. Se devo trovare un collegamento cinematografico con Donnie Darko, allora azzardo Dr. Strangelove di Kubrick, che è anche un pezzo dei Blonde Redhead contenuto in “23”. Poi lo so che Donnie Darko si apre con “The killing moon” di Echo & the Bunnymen…In generale questa immagine mi porta agli anni dell’università. Non puoi immaginare quanto li aspettassi con ansia. Mi dicevo “pensa che bello, mi siederò e starò zitto, e ascolterò persone intelligenti dire le cose intelligenti che io non sono in grado di dire”. Eppure i giorni passavano, e sentivo solo fragili ragionamenti sulle cose, mentre io sognavo di chiedere un cappuccino in silenzio, sedermi, e ascoltare gli intellettuali veri fare discorsi tondi e luminosi. E alla fine tutto si risolve così: tu che fai domande a me e mi chiedi cosa penso delle cose, mentre me ne dovrei stare semplicemente seduto e chiedere un cappuccino in silenzio.
“Dr Strangeluv” (Blonde Redhead)
Ecco, io detesto David La Chapelle. Lo trovo archetipicalmente confuso, un cortocircuito di rimandi. Quindi, dovendo seguire il concetto, ora dovrei citare tutti i gruppi del moderno che mi stuccano, ma sarebbe una compilation infinita e non una canzone, e ci vorrebbe molto tempo. Quindi forse è meglio ragionare per contrasto e isolare il buono che rimane immerso nella melma. Visto che il rimando è all’Africa, ti cito un artista che stimo: King Ayisoba.
“Grandfather song” (King Ayisoba)
Ecco, ci mancava Bon Iver… Facciamo che, per analogia, ti faccio sentire cosa, secondo me, dovrebbero fare una chitarra acustica e una voce nella loro nudità. Potrei citarti Nick Drake, Tim Buckley, ma ultimamente mi sto facendo pesantemente di Jason Molina. Ascolta questa, per dire:
“The body burned away” (Songs: Ohia)
Tu ora mi stai chiedendo un pezzo che rappresenti l’equilibrio della natura, la costante matematica dell’universo. Non è facile trovare il pezzo perfetto, quello che cade esattamente nel centro, e non cede alle forze centrifughe. Forse è solo il risultato di un colpo di fortuna, forse capita una volta in tante vite, e spesso non è il frutto di infiniti ragionamenti, ma è semplice caso fortuito di forze a noi sconosciute che si coalizzano a nostra insaputa per solidificarsi in un punto prima sconosciuto. Mi viene da pensare a:
“Spiegel Im Spiegel” (Arvo Part)
Ci sarebbero tante cose da dire partendo da questa foto. Questo è il volto dell’America cattiva, contrapposto al volto dell’America buona e liberale di chi l’ha preceduto. Io non la penso così. Io credo che l’America abbia solo una faccia, e quella faccia sia cannibale, come pensava Lorca. Ma noi preferiamo gli slogan e i burattini perché viviamo in un eterno carnevale fatto solo di superficie e di spot pubblicitari. Per analogia non posso che dire Giovanni Lindo Ferretti, soprattutto per il testo di questo pezzo, che appare in un disco molto sottovalutato: Codex.
Warum (Giovanni Lindo Ferretti)