Irene Ghiotto, cantautrice vicentina arrivata al grande pubblico attraverso la partecipazione al talent RAI Star Academy e alle Nuove Proposte di Sanremo 2013, raggiunge i dieci anni di attività con la pubblicazione del suo terzo album, Superfluo. Così facendo, l’EP di esordio Irene Ghiotto (2013) e l’album Pop simpatico con venature tragiche (2016) trovano seguito con un progetto elettrico e sfaccettato di 10 tracce, attualmente in tour.
Abbiamo colto l’occasione del live al Circolo Ohibò di Milano per fare quattro chiacchiere con l’artista e conoscerci meglio.
Partiamo da qualcosa che conosci molto bene: Superfluo. Cos’è cambiato e cosa ritroviamo in questo album rispetto ai tuoi lavori passati?
E’ un disco molto diverso da quello precedente e da quello prima ancora. Il primo è stato frutto di un lavoro congiunto con Carlo Carcano (ndr. già al lavoro con Morgan, Bluvertigo, Zen Circus e Marco Mengoni), il quale è intervenuto sia nella produzione che nella scrittura, vista la mia poca esperienza di allora. Mentre in Pop simpatico con venature tragiche ho deciso di fare tutto da sola, con tutti i pro e contro che ciò comporta. Per questo terzo progetto, invece, sono tornata a collaborare con Carcano e ho coinvolto svariati musicisti nella creazione dell’album. E’ un lavoro maturo, specchio di ciò che sono oggi e di cui vado molto fiera. E’ la testimonianza di quanto mi sia voluta mettere alla prova come musicista, non solo nello scrivere ma anche nel dare un’impronta precisa al lavoro nel suo insieme.
Come mai hai scelto di chiamarlo così, Superfluo?
Il titolo racconta la storia della mia vita, ovvero il mio essere troppo poco pop per il mainstream e troppo pop per l’alternative. Non vado mai bene da nessuna parte. Così ho da un lato qualcuno che mi giudica superflua e dall’altro qualcuno che mi giudica eccessiva, super fluo. Nella grafica del disco l’ho volutamente lasciato senza segni di accentuazione in modo da permettere a ognuno di leggero alla propria maniera. Io ad esempio lo chiamo Superflùo! Ma anche si leggesse Superfluo, si tratterebbe di un termine buono, che non vuole sminuire niente e nessuno. Pensa all’arredamento: è spesso superfluo, ma stare in un ambiente che ci piace, ci fa star bene. E’ un titolo ambivalente e in entrambi i casi ha un senso.
I testi contenuti nell’album sono tutt’altro che superflui. Con Preghiera per tutti offri una fotografia critica della società, smascherando inganni e contraddizioni a cui ci prestiamo ormai quotidianamente.
Hai colto nel segno. E’ una preghiera laica – «dacci oggi il nostro pane avvelenato» – che riguarda tutti, me compresa. Sono consapevole che a volte mi accontento di vivere un’illusione di poco conto. Quando ho dovuto mettere a fuoco la mia identità artistica, c’è stato un momento in cui ho dovuto comprendere quali fossero le abitudini che mi tenevano aggrappata a una vita per certi aspetti misera, fatta di allucinazioni e controsensi. Siamo tutti prigionieri di questi tranelli, chi più chi meno. Ciò che conta è esserne consapevoli.
Invece in Gli ingegneri delle anime umane c’è un invito schietto a non piangersi addosso e a saper accogliere la felicità. Da dove è arrivato lo stimolo a scrivere questo “invito”?
Senti che rispostona che ti arriva…! Il titolo è un’espressione utilizzata nel regime sovietico per indicare artisti e scrittori in un periodo nel quale la censura li costringeva all’esilio. E’ un’espressione terrificante se penso al periodo al quale è legata, eppure vi trovo qualcosa di bello al suo interno perché in genere si è soliti scindere in maniera netta arte da ingegneria. Invece secondo me queste due realtà si compenetrano. Questo è stato il punto di origine di questa canzone, che vuole essere una dedica a tutti gli artisti. Quindi anche a me stessa! Questo lavoro è pieno di momenti di frustrazione, ma è lì che dobbiamo dirci un bel «smettila di piangerti addosso» e tornare in carreggiata, ripensando alle cose belle che abbiamo fatto. E’ giusto ricordarsi anche di quelle!
La cosa buffa è che l’ascoltatore ignaro di tutto ciò può ugualmente entrare in gran sintonia con il testo, prendendolo come un più generico invito a darsi da fare, a spronarsi, a essere propositivi.
Proprio così. Pensa che quando ne feci sentire la demo a un mio amico, lui pensò di esserne stato la musa ispiratrice!
«Non sono una signora. Non sono dolcemente complicata». Partendo con due somme citazioni, la Berté e la Mannoia, Sotto a chi mi tocca si presenta come un brano di “girl empowerment” che scansa equivoci e compromessi. Quanto siamo messi male con la questione del “gender gap” in società e in musica?
Beh. Ero incazzata nera quando ho scritto questo pezzo. Infatti ecco che in maniera poco docile canto «se mi stai vicino, chiedimi il permesso» e che «mi girano le palle spesso». Diciamo che in questo momento abbiamo un femminismo dilagante che si contrappone a una società che non è ancora propriamente paritaria. Io quanto meno la percepisco così e aspiro a un contesto sociale in cui non vi sia più occasione che porti a parlare di queste cose o a scriverci su delle canzoni. Altri, che questa disparità non la vedono, risolvono il tutto con un «perché fate tutto questo casino, noi vi vogliamo bene».
Anche in ambito musicale, ci sta che al momento ci siano più uomini che donne a fare bella musica, ma la sproporzione in corso è troppo schiacciante per considerarla una fatalità. Non è vero che le donne non sono altrettanto meritevoli – senti come canta Veronica Lucchesi (ndr. La Rappresentante di Lista) e ne riparliamo! – ma abbiamo ancora delle barriere da rompere e sono convinta che quelle della mia generazione sacrificheranno la propria carriera affinché le generazioni seguenti possano avere una condizione artistica migliore. Non sarò io a godere del cambiamento.
In E’ una canzone triste esprimi un ripudio verso l’accontentarti di sogni che non sono tuoi. Dopo dieci anni di attività, quali sono i tuoi sogni?
Il mio è un sogno piccolo ma grande: sogno che la musica che faccio si ripaghi. E’ un modo per non dover smettere di fare musica, che è qualcosa che amo e fa parte di me. Desidero che la mia musica possa sopravvivere da sola, che trovi un pubblico che le permetta di esistere. Del resto senza pubblico non siamo niente.
E «se dovessi mai cantare con una voce che non è la mia, uccidimi» (E’ una canzone triste). Sarai mica allergica all’autotune? Dopo il featuring tra Vinicio Capossela e Young Signorino mi aspetto che la distanza tra un mondo pulito e cantautoriale come il tuo e la scena trap sia più che altro un’esigenza narrativa.
A me Young Signorino piace e tu, scherzandoci sopra, hai colto correttamente un riferimento piuttosto tecnico (ndr. l’uso di autotune). Infatti, se ci fai caso, ogni tanto gioco con il pitch della voce nel refrain della canzone. Trovo che sia un modo di manipolare il suono che, al pari di altri mezzi, se usato con intelligenza, è un valido mezzo espressivo. Nulla in contrario. Ed è parte indissolubile di uno stile, quello trap. Tuttavia la voce che più mi spaventa di perdere è quella interiore. Non voglio cantare ciò che serve per fare i soldi affinché il mio progetto si alimenti. Voglio piuttosto che il mio progetto si alimenti grazie alle cose che ho da dire. Fa tutto parte del piccolo grande sogno di cui abbiamo parlato poco fa.
Mentre questo sogno prosegue il tour tra Roma, Venezia e altre date ancora, ci sono novità di cui non siamo ancora a conoscenza?
Portare in giro questo disco mi impegna sia mentalmente che fisicamente, quindi mi ci sto dedicando con piacere, dandogli le giuste attenzioni. Per il momento non sto scrivendo altro. Anzi, non sto scrivendo canzoni, ma mi sto buttando sulla prosa; quello sì! Più volte mi è stato detto di avere la penna adatta per farlo. Ho deciso di tentare. E noto nel tempo che lo scrivere sta sfamando la mia necessità di esprimermi in maniera simile a quanto accade con la musica. In fondo la creatività è una sola, cambia solo il linguaggio! Vedremo che ne sarà..
Per poterla sentire dal vivo con Superfluo i prossimi appuntamenti sono:
- ROMA, Spaghetti Unplugged (08/03)
- CITTADELLA (PD), Circolo Quadro (14/03)
- ALBIZZATE (VA), The Family (28/03)
- VENEZIA, Salotto Improvvisato (01/04)