Il talent televisivo è tutt’oggi una piattaforma di scouting. Da lì han preso forma svariati progetti discografici, alcuni lautamente noti al grande pubblico, altri meno “rumorosi” e più vicini alla scena indipendente. Al di là di etichette e pregiudizi, è tempo di aprire le orecchie e farsi incuriosire da coloro che, nonostante un’apparente sconfitta ai tempi del talent, si sono fatti strada e hanno dimostrato di avere talento al di là del talent! Oggi vi presentiamo Marco, in arte NOVE!
Ha partecipato a XFactor 10 sotto la guida di Alvaro Soler per la categoria “gruppi”: Marco, Umberto, Francesco e Michele erano i LesEnfants. La band viene eliminata dalla gara al secondo live, ma s’insidia nel panorama indipendente italiano mettendosi in tour per tutto il Paese. Oggi Marco si presenta da solista con un nuovo pseudonimo: si chiama NOVE ed è un «supereroe punk distrutto dalla decadenza della civiltà occidentale».
Ciao NOVE (Marco). Ti abbiamo conosciuto nel corso della decima edizione di XFactor come componente dei LesEnfants, band che aveva conquistato pubblico e giudici con una cover di “Che fantastica storia la vita”. Che ricordi hai di quell’esperienza?
E’ stata una bella avventura, da un lato faticosa siccome non eravamo pronti per una cosa così grande, dall’altro piena di avventura, nuove conoscenze e stimoli. Nessuno di noi aveva mai visto XFactor e non ne sapevamo davvero nulla. A me molti aspetti di quel mondo sono sembrati deliranti e ho fatto fatica a starci dentro.
Prima di entrare nel talent, i LesEnfants avevano già della gavetta alle spalle: oltre ad aver inciso alcuni pezzi, siete stati l’opening act per artisti come Colapesce, La Fame di Camilla, I Am Oak e avete suonato al Mi Ami Ancora 2014. Quali cambiamenti hai notato tra la vita d’artista pre e post XFactor?
Prima di XFactor avevamo fatto un lungo percorso durato 6 anni che ci ha portato dal suonare in un box auto al suonare su e giù per l’Italia partecipando a Festival e tante cose belle. Dopo XFactor siamo riusciti a fare un Tour di circa un anno e abbiamo avuto risposte molto positive, vedendo il nostro pubblico crescere. Nell’ambiente musicale quella del talent è un’etichetta a volte scomoda, perchè vieni legato solamente ad XFactor – «Ah tu sei quello che ha fatto X Factor! Com’è Fedez??» – ed è una vera fregatura! Però a livello di diffusione della nostra musica è stato molto positivo.
A distanza di due anni dall’ultimo singolo della band, “Grida Forte”, hai deciso di reinventarti ex novo: Chi è NOVE?
NOVE è un supereroe punk distrutto dalla decadenza della civiltà occidentale; è un guerriero sconfitto che continua a lottare; è rabbia, delirio e spensieratezza.
Il 9 Novembre 2020 hai pubblicato il disco “Nove canzoni che non ricordo di avere scritto”, che ovviamente racchiunde in sé 9 tracce. Cosa si nasconde dietro questa numerologia nove-centrica?
Il primo concerto che ho fatto all’Arci l’Impegno di Milano si è realizzato il 9 Novembre 2018 e siccome non avevo ancora un nome per questo progetto, ho colto questa coincidenza di numeri per chiamarmi NOVE. Poi nei Tarocchi il nove è l’Eremita, che può rappresentare un passo verso l’ignoto e mi piaceva come idea.
So che “Nove canzoni che non ricordo di avere scritto” ha una genesi particolare, con ritrovamenti su vecchi cellulari e un ritiro artistico a Berlino. Me ne parleresti meglio?
NOVE è il frutto di un lavoro che ho iniziato 2 anni fa, partendo dal ri-ascolto di materiale che avevo scritto e scartato oppure mai completato. Ciò spiega il titolo del disco. Erano canzoni molto diverse dal mondo dei Les Enfants e non aveva senso proporle al gruppo. Così ho iniziato a raccogliere tutte le registrazioni che avevo sui vari telefoni e sono partito per una vacanza/ritiro in solitaria a Berlino, dove ho chiuso molte canzoni.
Alcune canzoni le ho trovate già fatte, improvvisate chissà quando. Altre le ho create dopo Berlino, ma seguendo una “tecnica” di scrittura diversa da com’ero abituato. Prima scrivevo improvvisando in inglese e poi cercando di inserire in quelle melodie e quella metrica un testo in italiano. Queste canzoni, invece, nascono da un’improvvisazione, come se fossero dei flussi di coscienza che poi vado semplicemente a trascrivere.
Molte di queste canzoni sono nate con l’intenzione di scrivere della musica più brutta possibile e questo disco ne è il risultato – ma posso fare ancora peggio!!
Dalle tracce del disco trapelano un’irrequieta indole punk e l’urgenza di parlare, urlare forte, fare musica e farla secondo il proprio gusto. Se la tua musica funzionasse come una pillolina, una di quelle che menzioni nel disco, quale male del mondo vorresti/potresti curare?
Bella domanda, molto difficile! Ironicamente mi viene da dire NOVE 😉 però scegliendone uno del mondo di adesso, dico il consumismo.
Un disco come questo lascia presagire delle performance live fenomenali, che ahimé sono al momento impossibili da realizzare se non in streaming. Come ti stai organizzando per suonarlo dal vivo? Contempli l’idea di suonare in streaming?
I concerti in streaming li trovo molto noiosi, anche se dipende dall’artista e da come si organizza il concerto. Fino ad ora io ho suonato da solo con chitarra, batteria elettronica e voce puntando molto all’aspetto “teatrale” del live, raccontando le canzoni e facendo vari sketch comico/assurdi. A partire dal concerto al Miami ho provato l’opzione computer con base + voce e devo dire che mi è piaciuta molto: metto le canzoni dal computer e ci canto/ballo sopra. E’ un set che incontra bene il mio obiettivo di fare un tour da solo, però mi piacerebbe provare con una band!
In attesa di poterlo ritrovare in tour o sul palco di qualche festival, potete ascoltare NOVE e le sue “Nove canzoni che non ricordo di avere scritto” su tutte le piattaforme di streaming. Noi ve lo consigliamo, soprattutto se condividete il suo stesso animo da “eroe superpunk”!