Bologna, si sa, è molto attiva nell’organizzazione di concerti e festival, sia per presentare artisti emergenti che per proporre nomi già noti al pubblico. È questa la formula scelta per la prima serata dell’ottava edizione di Tutto Molto Bello, festival che si è svolto all’Arena Puccini sabato 14 settembre e ha ospitato tre concerti. A Luca De Santis, in arte Suvari, il compito di aprire le danze e scaldare il pubblico, una responsabilità ancora più grossa quando si sa che dopo di te suoneranno due artisti con un seguito molto forte, e che sono soprattutto dei grandi intrattenitori. L’artista non nasconde, infatti, la sua emozione, anche nei confronti della città che lo ospita: a Bologna ha vissuto per molti anni, motivo per cui la porta nel cuore. Tantissime persone si inchiodano davanti al palco e rimangono ad ascoltare il live per tutta la sua durata, durante il quale viene presentato “Prove per un incendio”, debut album della giovane promessa della scuderia To Lose La Track. Canzoni frizzanti e divertenti, perfette per il clima settembrino di fine estate, e che lasciano addosso una piacevole sensazione di libertà.
Il pubblico va in delirio per una donna di spettacolo e uno spettacolo di donna
Terminata l’esibizione, dopo una breve pausa per aumentare l’hype, le luci si abbassano e sale sul palco Myss Keta, la diva dal volto velato, che apre il suo live con “Una donna che conta”. Pare essere totalmente a suo agio sotto i riflettori, si muove provocante e chiede al pubblico di fare più rumore, sempre di più. Quanti anni ha? Tutti al concerto se lo chiedono, e il range più quotato sembra essere quello che va dai 25 ai 30. Ma il bello è pensare che possa averne 19 come 70: Myss Keta è sicuramente la figura più iconica di tutta Italia, una delle più misteriose e controverse, e come tale non ha età. La voce, invece, ce l’ha eccome, e la spinge senza alcun problema fino a portare il pubblico all’estasi. Dopo qualche canzone fanno la loro entrata in scena le tre ballerine della sua sexy crew, ed ecco che il live prende definitivamente il volo. Durante “Monica” la inseguono per tutto il palco, come fan impazzite, mettendo in piedi un teatrino che strappa una risata anche alla stessa Myss Keta. Da “Milano suchi e coca”, la hit che l’ha lanciata, alle canzoni dell’ultimo disco, come “Botox” e “La scimmia è pazza”, lo show continua ai 100 all’ora e Myss Keta si rivolge al pubblico per una domanda: “A destra avete una vita tranquilla, una vita normale a sinistra una vita in capslock. Da che parte andate? Sempre a sinistra raga”. Questo perenne ostentare la sua vita sregolata fa pensare che nella realtà la cantante sia l’opposto dell’idea che vuole dare come personaggio, una che, come canta Fabri Fibra “con una canna di troppo questa la ammazzo”, altroché bamba e paste. Comunque lei si dimostra una vera showgirl, scende dal palco per abbracciare i fan, li coinvolge e ci scherza, balla e canta senza mostrare il minimo cedimento. Il live si chiude con “Xananas” e il pubblico va in delirio per una donna di spettacolo e uno spettacolo di donna, come lei stessa ama definirsi. C’è chi dice che Myss Keta stia ridefinendo i canoni dell’arte contemporanea e chi la vorrebbe a casa per attivarla quando si ha una giornata terribile, la cosa certa è che i suoi show sono un po’ come lei: energici e non convenzionali, ironicamente trash, travolgenti e sconvolgenti. In un’unica parola, eccessivi.
Si muovono insieme e la chimica tra di loro è qualcosa di magico
Dopo la lezione di vita di Myss Keta, salgono finalmente sul palco Francesca e Fausto, in tutta la loro bellezza. I Coma_Cose non hanno un disco alle spalle, e il loro repertorio è dunque limitato a pochi pezzi, quasi tutti suonati due volte nel corso del live. Il loro viaggio insieme (hanno alle spalle progetti da solisti e sono legati sentimentalmente) nasce neanche due anni fa, e nel 2018 esplode portandoli a suonare nei locali e nei festival di tutta Italia. Indossano felpe con scritto “Milamo”, che fanno parte del nuovo merch e richiamano la canzone “Golgota”, si muovono insieme e la chimica tra di loro è qualcosa di magico. Raccontano di Milano attraverso riferimenti, più o meno velati, alla sua geografia: Porta Genova, i rave alle colonne (di San Lorenzo), i navigli, i calamari del Kiosko di Piazza XXIV maggio. Ma ci sono anche tanti riferimenti ai grandi artisti della musica italiana: Battisti (“Anima lattina”), Celentano (“French Fries”) e De Gregori (“Pakistan”). “Sarebbe salutare una volta nella vita urlare a chi ci ha fatto male: ti auguro il peggio”, nel cantare questa frase di “Pakistan” il pubblico si infiamma fino ad esplodere. Ma non mancano anche momenti di estrema dolcezza: durante “French Fries” Fausto canta “Quando la guardo sento l’aria fresca” indicando Francesca, che del resto è bella come (e più di) David Bowie. Durante una pausa in cui i due scendono dal palco, il batterista si esibisce in un assolo. Riccardo Fanara è un altro punto di forza dei Coma_Cose, spinge ma mai troppo, si sente che vorrebbe fare ancora più casino ma deve trattenersi: del resto arriva dal metal, dove non esistono limitazioni. Per tutto il concerto i fan cantano e ballano, un ragazzo viene alzato e passato da persona a persona, prima che intervenga il bodyguard per rimetterlo a terra, c’è un clima di festa e leggerezza che strappa un sorriso dietro l’altro. Un’esperienza che dà tanto ma che lascia anche un po’ svuotati alla fine, come se, attraverso il cantare e il ballare, una parte di noi se la siano portata via loro.
Ed effettivamente siamo già a settembre, i festival estivi stanno finendo e l’inverno è vicino
Bologna sa regalare atmosfere uniche, e il suo bello è che mentre aspetti l’inizio di un concerto, in questo caso i Coma_Cose, incroci per caso altri musicisti, in questo caso, i Viito, e puoi stressarli su quanto il loro disco ti stia facendo cantare in macchina. Poi vai all’after e trovi di fianco a te Giungla, che ti riporta alla memoria quel pezzo di “Sand” in cui dice “I hate September/I love the sand in my shoes/I don’t want to realize/That winter is near”. Ed effettivamente siamo già a settembre, i festival estivi stanno finendo e l’inverno è vicino. Fortuna che Bologna offre anche tantissimi locali al chiuso dove passare la stagione più fredda a perdere la voce insieme ai nostri artisti preferiti.
Foto MISS KETA @ archivio Marco Iemmi