Volevo Magia, settimo disco di inediti dei Verdena, nasce da un’incazzatura di base. A raccontarmelo sono proprio loro, Alberto Ferrari, Luca Ferrari e Roberta Sammarelli, durante il nostro incontro presso la sede della Universal di Milano. “Il mondo là fuori è solo distruzione, ci chiude sempre di più”, spiega Alberto, indicando la mascherina che ho dovuto mettere su naso e bocca. “Abbiamo assistito ad un bel po’ di puttanate, e non sto parlando solo di politica. Noi probabilmente stiamo cercando di falsificare quello che succede fuori, che non è tanto bello, perché è questo che la musica deve fare, secondo me: distogliere dai problemi”.
Quindi sì, il mondo esterno ha influenzato la produzione artistica di questo nuovo album, ma solo in parte. “L’incazzatura che sentite in Volevo Magia riguarda anche la nostra vita personale, le cose che ci succedono nella vita di tutti i giorni”, dice Roberta. “Sono successe parecchie cose in questi sette anni”. Già, sette anni, il lungo periodo del loro silenzio discografico dopo il progetto Endkadenz del 2015. Di questi sette anni, solo tre sono stati dedicati alla creazione di Volevo Magia, mentre il resto del tempo è stato portato via da progetti paralleli e personali, dal mettere su famiglia alla pandemia. Soprattutto dalla pandemia. “Non è un caso se i brani con le ritmiche più veloci (vedi Crystal Ball) sono stati composti dopo che ci siamo rivisti post-lockdown” commenta Roberta. Sette anni, dunque. Sette anni in cui i Verdena sono cambiati. Non tanto nella musica, quella è sempre la loro, ben riconoscibile, tanto che Alberto scherza dicendo che bisognerebbe cambiare cantante perché quando mette la voce lui tutto diventa Verdena. Sono cambiati per via delle batoste, dei figli, delle guerre e persino dei lutti.
Viene da chiedersi cosa dobbiamo aspettarci dal loro tour (prodotto da DNA Concerti), che li porterà nei più importanti club italiani. “Cosa dovete aspettarvi? Allora: ballerine, fuochi d’artificio, special guest…” risponde Alberto, ma Roberta lo ferma subito. “L’unica cosa vera che ha detto sono gli special guest, ci sarà sempre qualcuno in apertura. Poi sicuramente faremo quasi tutti i brani nuovi, più alcuni dei vecchi dischi, ma non abbiamo ancora deciso la scaletta”. Luca, il più silenzioso dei tre, mi dice che hanno provato due scalette e che hanno una scelta di 42 pezzi in totale. “Li studiamo, li proviamo, ma poi non possiamo farli tutti, ovviamente”. Interviene Alberto: “Suonare live per noi è difficile psicologicamente, sempre di più. Non fisicamente, non è tanto il suonare, ma l’ora prima di salire sul palco è un disastro. Sai sempre che può succedere una cazzata che può mandare tutto a puttane”. Quasi tutte le date sono già sold out, restano disponibilità di biglietti solo per Napoli e Bari. Una richiesta di musica live travolgente, insperata, come racconta Roberta: “Il nostro pubblico ci ha super premiati. Siamo fermi da tanti anni, non ci siamo fatti sentire, abbiamo buttato fuori le date senza che il pubblico sentisse una sola nota, eppure abbiamo venduto più biglietti che in tutti gli scorsi tour. Un calore che non ci aspettavamo, sinceramente”.
So bene che cercare di dare un significato ai testi dei Verdena è un po’ come uccidere la magia delle loro canzoni, ma c’è un brano che amo particolarmente e la domanda mi sale alle labbra: “Cosa vuol dire volare come Paul e Linda?” Mi riferisco alla seconda traccia dell’album, un pezzo molto beatlesiano. Alberto cerca di darmi una spiegazione, a modo suo: “Si riferisce alla frase prima: i tuoi piagnistei, tu che ferisci i miei, Cazzo vedo blu! Mi sto incazzando veramente, e allora dico: rilassati! Vola di più, come Paul e Linda. Niente a che vedere con la droga o con la psichedelia, è soltanto una specie di stacci dentro, ripjati, non stiamo a piangerci addosso”. Mi ha appena spiegato una sua canzone, ma magari tra un mese avrà già cambiato idea o interpretazione. “Sto nella nebbia, sto ancora cercando di capirmi”. E va bene così. I Verdena sono perfetti così.
Foto credit @ Paolo De Francesco