Dopo un’intensa attività da dj, varie collaborazioni e produzioni con differenti moniker, Zero Portrait firma il suo primo lavoro discografico uscito l’8 maggio 2020 per Antistandard Records. Fin dalla scelta del nome di questo nuovo progetto è chiaro che il producer di stanza a Roma vuole lanciare un’idea di musica e di esperienza condivisa che si allontana dai riflettori social e generalisti dove tutto é calcolato e ben calibrato. Quello che vuole far emergere è la musica, nella sua sperimentazione e fruizione più spontanea possibile, affrontando temi che fanno paura come l’emarginazione, la malattia mentale, il consumismo irrefrenabile, creando una colonna sonora di un’opera teatrale in cinque atti dove siamo tutti attori.

La freccia lanciata da Zero Portrait a mio avviso fa centro pieno raggiungendo gli obiettivi prefissati. Per non lasciarci sfuggire nessun dettaglio gli abbiamo comunque chiesto di raccontarci PULP traccia dopo traccia.

 

Ho deciso di associare ad ogni brano di PULP un altro che ho ascoltato nel periodo di produzione o che in qualche modo ne è connesso e che vi suggerisco. PULP parla di margini di sistemi permeabili, quindi perché limitarsi a raccontare, vi faccio esperire in musica quello che ha ispirato me.

W.A.N.F.A. (WeAreNotFriendsAnymore)
Arriva un periodo della vita in cui le relazioni che si sono costruite negli anni devono essere riviste oppure ci si ritrova a passare serate con amici con cui non hai più un presente ed il passato diventa l’unico contenuto dei vostri scambi. WANFA è una drammatica fotografia del momento in cui capisci che devi iniziare a disinvestire da ciò che ti lega ad un passato di relazioni che non ti rappresenta più, o perché non riuscite più a condividere qualcosa di autentico o perché la vostra amicizia si basa su presupposti di sostegno reciproco, ma così non va più.

Riascoltatevi Hell Is Round The Corner di Tricky: 

Fauna (ft. Agronomist)
Con Agro abbiamo creato questo brano, facendo percorsi paralleli e che si sono rivelati sovrapposti e sovrapponibili. Entrambi pur non dicendocelo inizialmente, abbiamo voluto parlare di chi non ha voce, di chi sta ai margini delle nostre strade e dei nostri pensieri. Lo consideriamo un po’ il manifesto dell’EP, e forse in parte della nostra intenzione artistica, parlare a e di chi è invisibile, in questo mondo saturo di sovraesposizione.

Materiale ispirante per la realizzazione di Fauna è senza dubbio Gil Scott-Heron, tutta la sua carriera. In particolare vi suggerisco questa:

Moroccan Sun
Questa traccia è stata la prima fatta dell’EP, esiste in altre due versioni, di cui una, forse, in uscita. Suonata in diversi djset prima di immaginare d’inserirla nell’EP. Moroccan Sun è stata creata in un periodo estivo, in cui ero rimasto a Roma, la città era deserta, erano rimasti solo le famiglie di origine del sudest asiatico o dell’Africa. Le passeggiate al mercato delle spezie esotiche all’Esquilino, le corse in bici attraverso i profumi di certi quartieri ad alta presenza migratoria insieme all’attesa di rivedere il sole della mia terra che si fa viola quando abbraccia il mare, hanno condizionato nella costruzione di questo brano. Si parla di un sole del Marocco, ma da dove vengo io c’è molta più similitudine con i paesi mediterranei dell’Africa che con Roma.

Canzone di quei periodi, Bruno Martino, odia l’estate e la ama, è ambivalente nei suoi confronti, proprio come me:

Gentrified Kids
Il brano più leftfield dell’EP, meno definito, ritmiche che cambiano, melodie che s’interrompono, suoni jazz e bassi ruvidi. Difficile da apprezzare per chi è abituato a brani con una linearità. Un po’ come i nostri quartieri gentrificati e riqualificati allo scopo non di aiutare chi ci vive, ma al fine di farlo andare via. I bambini gentrificati, non sanno cosa essere, come esserlo, possono o non possono giocare nel cortile sotto casa? possono essere bambini oppure già proto-adulti che soffocano la parte autentica di sé? Non stiamo cambiando solo i quartieri, il che non ci sarebbe nulla di male, anzi sarebbe auspicabile, il pericolo è rendere le generazioni sempre con minori punti fermi.

Nonostante il mio brano sia antecedente a quello che sto per suggerirvi, ho trovato molte similitudini con il brano di Martha Da’Ro, cantante belga che sta emergendo in questi anni e che seguo dai tempi di Black, lei in questo brano parla di bambini perduti, i miei sono bambini abbandonati:

Babylon
La passione per i sound-system ricreati in contesti nuovi, come quanto succedeva dagli anni ‘60 e ’70 nel Regno Unito, dove le comunità caraibiche si univano per ballare gli stessi suoni delle loro terre riproposti con l’ingegneria attuale, è stata la forza motrice nell’idea di questo brano. I soundsystem vanno oltre al fenomeno dub e reggae, ma coinvolgono anche i mondi jungle e house. Ecco Babylon racchiude tutti questi mondi, gli effetti dub, la ritmica jungle e i suoni “filtred” house.

Di profonda ispirazione sono stati vinili che mi facevo inviare dalla Jamaica in cui i trovano registrazioni di soundsystem, o dalle nostre “cassettine” italiane di serate, in cui non riesci a capire cosa stiano suonando i Dj ma pensi “wow”! Di seguito Jah Shaka in un soundsystem di tre ore, intenso in cui si capisce l’intenzione del soundsystem, ed in un certo qual modo anche la mia intenzione con Babylon: